Scar Symmetry – The Singularity (Phase I: Neohumanity)

Scar Symmetry – The Singularity (Phase I: Neohumanity): evoluzione tra melodia e potenza

Avevamo già accertato che il motore fosse in ripresa con il precedente The Unseen Empire, ora possiamo festeggiare, nonché godere del ritorno di un certo, caratteristico rombo. Ci sono voluti tre annetti di attesa prima di poter ascoltare The Singularity (Phase I: Neohumanity), nuovo lavoro Scar Symmetry (se fossero tutte così le attese, ci sarebbero meno delusioni in giro). Tre anni che potevano significare molte cose. Cosa avrebbero fatto i Nostri? Avremmo assistito alla riproduzione di un glorioso passato in miniatura? Oppure alla ricerca di quella strada appena accennata sul disco prima?

Beh, loro rispondono con: “tutto e niente”. Gli Scar Symmetry con The Singularity (Phase I: Neohumanity) mettono lì a rappresentare il loro lato leggero e pure quello dolciastro. Dall’altra parte e in totale simultanea abbiamo pure quello più intricato e caleidoscopico. Il disco racchiude la parola “progresso” ma non rovina quel di buono fatto sino a prima (anzi, quasi pensa a rafforzarlo). Anche se da una parte appare innegabile la volontà di superare un piccolo e opportunistico gradino. Diciamo che il tutto è sagacemente mascherato dietro un songwriting da “maratoneta instancabile” (mentre scrivo la tartaruga mi “sfreccia” davanti, ottimo paragone per decifrare la testardaggine argomentata dalla formazione svedese), con un particolare flavour magnetico a rimorchio.

Progressive, melodie AOR e growl in perfetto equilibrio

Cresce la sensazione di progressive nell’aria e salgono anche le quotazioni melodiche, riscontrabili in vocalizzi tipicamente AOR (adesso opportunamente “abusati” senza alcuna remora), però non vengono dismessi i momenti ruvidi. Anzi, il vocione di Roberth Karlsson trae giovamento da questo nuovo ruolo di co-protagonista.

Sembra che per questo disco gli Scar Symmetry abbiano voluto unire diverse idee dentro la singola canzone: ne conteremo sei alla fine (la tracklist dice otto, ma una è l’intro – peraltro molto bella – e l’altra una breve strumentale di due minuti), un numero certamente inferiore rispetto a quanto eravamo abituati. Si percepisce logicamente più attenzione sul pezzo, ma soprattutto nelle melodie, ora sempre vincenti e in grado di stamparsi in modo indelebile in testa. In più mi preme sottolineare una “leggerezza” di fondo mai respirata con loro, un retrogusto inedito che un’analisi attenta stabilirà come effettivo differenziale nei confronti del resto della loro discografia (per quanto bella e, a tratti, anche migliore di questo album).

Ispirazione tra chitarre instancabili e voci in perfetta sintonia

Melodic heavy/rock death metal: la strada imboccata potrà regalare agli Scar Symmetry gioia e gloria. L’evoluzione apportata dal “classico” è di quelle ispirate e si accosta docilmente al DNA del gruppo, conferendogli nuova linfa vitale. Lo dicono le chitarre incessanti. Magnifiche quando si staccano per conto loro (lecito pensare agli Armageddon del minore degli Amott) assieme al mai oscuro lavoro delle tastiere. Lo dice il – doppio – reparto vocale, sempre più a suo agio in questa sorta di mutazione.

Le sei canzoni ti piombano addosso senza darti nemmeno il tempo di elaborare un pensiero (magari macchinoso), ché qualcos’altro subito lo distoglie. Non importa se finirete su Neohuman o Cryonic Harvest, piuttosto che su Neuromancers o Technocalyptic Cybergeddon: puntualmente finirete schiavi di questa turbolenza sonora prodotta clinicamente.

Ok Scar Symmetry, siete sempre voi, ma è anche vero che niente è più come prima.

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Riassunto

Nuclear Blast Records (2014)

Tracklist:

01. The Shape of Things to Come
02. Neohuman
03. Limits to Infinity
04. Cryonic Harvest
05. The Spiral Timeshift
06. Children of the Integrated Circuit
07. Neuromancers
08. Technocalyptic Cybergeddon

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