Dordeduh – Dar de Duh: spiritualità, natura e suoni che vanno oltre ogni valutazione
Le scissioni,queste dannate! Di solito non c’è mai un aspetto positivo quando da un “nucleo fortunato e avviato” se ne formano due. Sono troppe le paure, troppo il timore che “simpatie” o aspettative giochino ruoli chiave per il giudizio finale, e per poter scegliere silenziosamente da quale parte stare. E’ questo quello che è accaduto (grossomodo) ai personaggi di spicco del metallo estremo rumeno. Questa la storia della dipartita dai Negură Bunget di Hupogrammos e Sol Faur. Nel 2012 assistevamo finalmente al risultato di mille fatiche, e alla maturazione sotto forma di debutto della parte “nomade” (dopo l’antipasto avvenuto nel 2010 con l’ep Valea Omului). Un debutto che poneva i Dordeduh su un piano di partenza abbastanza avanzato. Bastava un solo disco per colmare un certo “gap”, rendendo il dislivello con la band più chiacchierata quasi azzerato.
Erano sonni tranquilli, quelli che ci vegliavano, e per una volta “la scissione” è sembrata davvero la scelta più giusta. L’arcano spirito dei Negură Bunget non si è dissolto: si è semplicemente sdoppiato. Trasferendo il proprio soffio vitale in una nuova incarnazione, pronta a donare nuove e profonde suggestioni spirituali, come era lecito aspettarsi.
Un rito sonoro che richiede pazienza e una buona dose di abbandono
Dar de Duh è lavoro lungo e tortuoso. E’ musica non semplice da fagocitare (la sua potenza non verrà completamente sprigionata, né alla prima né alla seconda volta), pronta a scappare da ogni vago e schematico tentativo di forme canzoni limitanti. Le parole d’ordine sono chiare: “esplorazione dello spirito“. Un rito espresso su livelli eccellenti, “non-musica” che diventa flusso per lasciarsi trasportare su correnti dense e fangose. La pazienza sarà un fattore davvero fondamentale (anche se il valore in qualche modo lo si capisce subito). E solo dei predatori pazienti sapranno prendersi le vere soddisfazioni sulla distanza.
Dar de Duh è un lungo inno dedicato a se stessi e a Madre Natura, un tempo sospeso da dedicare alla fuga interiore, lontano dalla frenesia che ogni giorno ci stringe sempre più. In un mondo che tenta costantemente di raffreddare i nostri sensi, questo disco rappresenta la risposta più autentica: ascoltarlo significa concedersi la possibilità di ritrovarsi, di riconnettersi con ciò che siamo davvero.
Sedici minuti di coraggio compositivo e immersione totale con Jind de tronuri
Non si tornerà indietro una volta partita Jind de tronuri (quanto coraggio nel cominciare un lavoro così, con un brano di 16 minuti). Il piede tocca concretamente terra, la sacralità diventa palpabile e noi non potremo far altro che restare soggiogati dalla capacità creativa del gruppo rumeno. La proposta si snoda tra particolari sensi epici, mischiando introspezione e spirito selvatico. Mi ha fatto letteralmente uscire di testa il lavoro dei “legni”, strumenti che si sposano perfettamente alla musica e che avrei gradito in dose maggiore e magari “abusata”. Adoro il veleggiare delle chitarre, mai statiche e sempre pronte all’uso di sfumature sempre diverse. Al tutto va aggiunta la componente tastierosa, ben presente nel dare un tocco sognante all’insieme (si qui c’è gente che sa il fatto suo, ma soprattutto sa come comporre).
Questo trionfo di creazione trova la propria pace nell’inno Dojană. Brano conclusivo in grado di farti realizzare o riassumere già durante i suoi primi secondi tutta la portata di un’intera release (quando un dato brano trova la propria collocazione ideale all’interno della tracklist).
Chiudete tutto e assaporate questa “valanga” creativa misantropica e boschiva. I Dordeduh sono arrivati per portare il loro lato musicale ad un nuovo livello “estremo”. Il bello è che lo fanno senza presenza alcuna di modernismo, bensì guardando altrove, scavando dentro la propria essenza.
Dar de Duh è uno di quei lavori che mi mette addosso una tremenda “angoscia da voto”. Mi risulta difficile inquadrarlo con un semplice numero. Quindi come in altre occasioni, che a parlare sia solamente la musica (dovrebbe essere sempre così, ma qui a maggior ragione).
Summary
Lupus Lounge (2012)
Tracklist:
01. Jind de tronuri
02. Flăcărarii
03. E-an-na
04. Calea roților de foc
05. Pândarul
06. Zuh
07. Cumpăt
08. Dojană