Tău dei Negură Bunget: l’enigma musicale tra folklore e black metal
La metamorfosi dei Negură Bunget ruota sul proprio asse. La formazione guarda avanti – e attorno – ma non dimentica affatto le tradizioni, cercando di progredire con un passo fortemente creativo. Senza avere l’intenzione di abbandonare il tipico gusto selvatico dei suoi luoghi (Tău è il primo capitolo di una trilogia che rafforzerà ulteriormente quel legame – già viscerale – con la terra che tanto li ispira).
La copertina sembra un invito all’esplorazione. L’accesso diretto alla loro tana, una tana sorvegliata ormai costantemente da una sola persona (Negru). Qualcuno che ha deciso di sobbarcarsi sulle spalle l’ingombrante moniker e con esso ogni tipo di critica o complimento del caso.
Tău, diamine! Quante volte ti ho ascoltato. Dapprima non ti ho capito, è vero. Poi ho creduto di farlo, ma a ogni nuovo ascolto mi rendevo conto che alcune cose si modificavano lentamente. Piccoli spostamenti, fastidi ed emozioni alternate, un mix di vicissitudini a cui mi sono applicato con cura, te lo giuro, ma senza mai giungere a una “collocazione” certa. Tău è la “parodia” musicale della natura, non lo si può capire al 100%, bisogna soltanto star lì a osservarlo. E io che ci perdevo tempo per comprenderne la forma (ma quale?!?), per scacciare le apparenze. In fondo la musica dei Negură Bunget ha sempre avuto caratteristiche impervie, una forma di travestimento – o meglio di protezione – materia da poter decodificare solo in piccola parte.
Un disco in continua mutazione e contrasti
Questo disco rappresenta un diverso grado d’istinto. E’ la mutazione stessa dell’evoluzione e come tale va presa, accettando i pro e i contro che ne conseguono. La formazione rumena entusiasma, crea legami e poi quasi volutamente li scioglie e li deturpa. Il male e il bene che arrivano a pensare di poter convivere, il bello e il brutto, il piacevole e il fastidioso. Basta guardarsi indietro per capire che Tău non sarà mai il loro apice discografico, ma a emergere c’è un disegno che sembra guardare più “in grande” del solito. Ci rifletto su, e tutto ciò che mi viene da dire sono soltanto enormi e lagnose contraddizioni. Ed è proprio questo il più bel regalo che un disco di questo tipo può arrivare a farti: spiazzarti inequivocabilmente e senza sosta nel suo continuum narrativo.
Fra danza e mistero apre Nămetenie, dieci vorticosi minuti tra cori rituali (particolarmente curati e in grado di finire puntuali sotto la pelle), essenza tribale e profondità. Strumenti ed effetti sono fondamentali nell’economia del disco (centellinati, pensati per “rimanere”), e imparerete a convivere lentamente con ognuno di essi. Il più delle volte sono trovate che non si ripetono e, proprio per questo, ancora più belle e sentite.
Izbucul galbenei tocca vette astrali (dai tratti emporiani) e contorte, mentre La hotaru cu cinci culmi sprofonda nel folklore più introspettivo e oscuro. Più ci inoltreremo nel disco, più ne comprenderemo estro e creatività (l’inizio di Curgerea muntelui mi devasta puntuale ogni volta), l’universo Negură Bunget che si rivela ancora una volta nudo, autentico e naturale. Legni, tastiere, corni, percussioni atte a spezzare e cori (quando arriva quello di Tărîm vîlhovnicesc li riconosci fra mille), sempre reattivi quando c’è bisogno di ingrandire lo spessore generale. Eclettica e zigana Împodobeala timpului (dalle voci e umori differenti), gioco a incastro inquietante Picur viu foc (“stabilità”… cos’è codesta parola!). La chiusura, affidata a Schimnicește, mi intriga puntualmente grazie al suo ipnotico percuotere. Ma in fondo è solo un ulteriore incentivo per andare ad ascoltarla ancora più attentamente.
Superare le aspettative per cogliere l’essenza di Tău
Forse avremo una visione più chiara una volta uscite le parti successive, o forse no, forse Tău rimarrà l’enigma irrisolto di questa mitica creatura rumena. Ma, per come la vedo io, mi è impossibile dire che sia brutto o altamente deludente. Richiede certamente un tipo di approccio differente (dimenticate di pensare a “come” una canzone debba obbligatoriamente suonare, andate oltre certi schemi), un approccio che forse non tutti saranno in grado di accettare.
Summary
Lupus Lounge (2015)
Tracklist:
01. Nămetenie
02. Izbucul galbenei
03. La hotaru cu cinci culmi
04. Curgerea muntelui
05. Tărîm vîlhovnicesc
06. Împodobeala timpului
07. Picur viu foc
08. Schimnicește