Caladan Brood – Echoes of Battle

Caladan Brood – Echoes of Battle: l’eredità epica dei Summoning

2013, i grandi profeti lo avevano preannunciato come l’anno del ritorno del monicker Summoning, e per una volta bisogna dargli ragione perché a pochi mesi dalla uscita del nuovo e attesissimo disco del progetto austriaco eccoti arrivare in scia – direttamente dagli Stati Uniti – i Caladan Brood, un nome nuovo ma già capace di attirare a sé discrete schiere di fan, oltre che alimentare discussioni “millenarie”.

In primis c’è da risolvere con il proprio io l’eterno dilemma circa l’utilità delle “band clone” perché sul debutto Echoes of Battle ragazzi miei, troverete solo, dell’incontaminato ed unico “Summoning style“. A loro non importa certo nascondersi, non importa – almeno inizialmente – paventare chissà quale lucida personalità, con questo disco l’obiettivo è unico ed esplicitamente dichiarato alla radice. L’unica differenza (e meno male) è che loro decidono di dedicarsi alla saga del ciclo di Malazan invece che ai libri di Tolkien. Non c’è dunque bisogno di investigatori privati o detective di sorta, le intenzioni dei Caladan Brood sono urlate a squarciagola ai quattro venti. Non serve nemmeno aprir bocca: basta volgere lo sguardo alla copertina, che da sola sussurra “ascoltami! ascoltami!”, per intuire il suo potere.

Un orizzonte incantato tra nostalgia e nuove visioni

Echoes of Battle è stato amato, soppesato, esaltato come capolavoro, rispettato, ma anche odiato e criticato, sono appunto echi di battaglia quelli che vedo all’orizzonte, un orizzonte fantastico ed incantato dove a decidere sarà solo ed esclusivamente il grado di attaccamento che abbiamo nei confronti dei “padri” Summoning. Possiamo accettarlo? A volte penso di aver capito poco, già mi vedo i vecchi nostalgici sul piede di guerra e i giovani in visibilio, eppure dovrebbe essere quasi il contrario perché i Caladan Brood non partiranno di certo da Lugburz o Minas Morgul, ma quello che è successo da Dol Guldur in poi va preso sicuramente in considerazione.

Mi trovo a ripetermi: “quanto possiamo accettare una cosa del genere?“.
Io finisco sempre li, nel grado di passione con il quale ascoltiamo abitualmente la musica, quanto realmente la viviamo. Solo li sta la risposta per decidere se ascoltare questo disco o meno. Perché un nuovo Summoning si (tanto sappiamo come sarà ancor prima di ascoltarlo) e una nuova creatura fiammeggiante no? Perché no, se la musica appare di livello assoluto già da subito (certo è fotocopiata diranno i contrari) e ci accompagna a piccoli passi nel suo mondo epico e incantato per la bontà di oltre un’ora senza portare alla noia? (e qui invece si che era terribilmente facile cadere in fallo).

Un voto impossibile: troppe sfumature per un giudizio netto

Ma basta girarci attorno, tanto alla fine un voto ad Echoes of Battle ho deciso di non darlo. Troppo complicato, troppe cose da tenere in considerazione, troppe diversità da ascoltatore in ascoltatore per cercare di arrivare ad un punto. Eppure sarebbe anche semplice darlo, ma in questo caso più di altri bisogna tenere da conto tutti, ogni “in e out” di sorta. E le “schiarite” le avremo a partire dal prossimo disco probabilmente.

Il mio giudizio è variabile, passa da una solida base di settanta e va a salire. Eppure questa indecisione è già figlia di troppe difficoltà.
Se amate e adorate i Summoning (diamine, li sto citanto più della band protagonista, ma ora mi fermo) alla follia non indugiate, andrete fuori di testa già dopo pochi minuti. Troverete il medesimo incedere ipnotico, troverete una produzione perfetta e una voce raschiata e levigata a dovere per l’occasione. Con in più qualche coro pulito che male non fa. Se avete voglia di tormentarvi con un brano in particolare, scegliete pure A Voice Born of Stone and Dust: difficilmente riuscirete a togliervelo dalla testa nei giorni successivi.

Meriti spropositati vanno senza dubbio alla Northern Silence Productions. Etichetta capace di trovare questo incredibile “cavallo vincente” e di assoluta razza. Un fenomeno da boom istantaneo, che getta concreta curiosità sul percorso che attende il duo statunitense.

Io presi la versione vinile e ancora oggi mi ringrazio per averlo fatto. Realizzerete i soldi ben spesi solo quando lo avrete fisicamente sotto braccio.

Summary

Northern Silence Productions (2013)

Tracklist:

01. City of Azure Fire
02. Echoes of Battle
03. Wild Autumn Wind
04. To Walk the Ashes of Dead Empires
05. A Voice Born of Stone and Dust
06. Book of the Fallen

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