La ricerca posta davanti a tutto, pazienti amanti di melodia malinconica al “nature”, i nostri con l’ep Faustian Echoes si misuravano “sulla distanza”, grazie ad un unico lungo pezzo di ventuno minuti. Il brano circola con piacere portando il suo messaggio in posti lontani, nel farlo alterna sapienti sfuriate blasfeme a graziosi tocchi armonici d’autentica e cristallina classe. Se un primo ascolto stupisce positivamente, il secondo non può far altro che consolidare l’innata classe dell’entità americana.
Ogni volta che ripartono da una pausa (non importa se strumentale o parlata) incantano in tutta la loro rabbia, sensazione che a tratti appare completamente selvaggia, mentre su altri riesce a conferire un piacevole senso di controllo per come sa dosare melodia e rudezza.
I vertici della discografia Agalloch non saranno di certo toccati in quest’occasione, ma da qualunque parte lo si giri il pezzo appare vincente, lineare e con una sua logica occulta (poi è semplice perdersi quando si prendono e accettano tali sfide sulla distanza). Esaltante la prova vocale dai segmenti strazianti (divisa quasi a comparti, ordinatamente), ci ritroviamo in uno di quei rari casi dove si riesce realmente a produrre l’agognata “differenza”, da lì in poi l’aumento del pathos generale diventerà una più che valida conseguenza.
Nessuna mezza misura, Faustian Echoes è da cercare, da comprare, per comprenderlo “basterebbe” arrivare al momento della sua conclusione, in particolare agli ultimi tre minuti che ci lasciano sprofondare su sensazioni oniriche, perfette per il congiungimento spirituale con quello venuto prima. Nella sua semplicità uno di quei momenti per il quale ci piace ascoltare questa musica. Il voto per questo tipo di uscite non può che andare oltre una semplice esibizione numerica.
Summary
Dämmerung Arts (2012)
Tracklist:
01. Faustian Echoes