Before The Dawn – Rise Of The Phoenix: l’ultimo ruggito prima del silenzio
L’ultimo lavoro targato Before The Dawn prima dello scioglimento prendeva il nome di Rise Of The Phoenix e ci veniva esposto nel 2012 (ad appena un anno da Deathstar Rising). La band di Tuomas Saukkonen era diventata sinonimo di perseveranza melodico-malinconica sposata ad una parte diciamo più “ruvida” (il loro melodic death è sempre rimasto parecchio tendente al lato catchy della manovra), parte che mai sino a questo punto aveva preso posizione di netta o totale dominio all’interno di un loro disco.
Ci voleva dunque il settimo passo discografico (una chiusura di carriera con un bel “botto”, se vista con il senno di poi) e la giusta ispirazione per decidere di cambiare alcuni aspetti. Primo fra tutti: mettere in naftalina il cantato pulito – parte fondamentale sin dall’era di My Darkness – per dedicarsi completamente al ruggito del growl. Di pari passo cambia anche l’approccio: le composizioni si fanno più dirette e “violente” (il termine può essere frainteso, ma stavolta la band picchia decisamente di più), spostando l’ispirazione di base – da sempre legata a Dark Tranquillity, Amorphis, Katatonia – verso uno stile non troppo distante da quello degli Insomnium.
Un buon disco ma dal fascino incompleto
Rise Of The Phoenix è sicuramente un buon disco. Di brani brutti o scadenti non se ne trovano. Tuttavia, è anche un disco che lascia poco dietro di sé. I pezzi restano agganciati a uno strano limbo, procurano piacere ma mai in modo davvero completo. L’effetto è curioso: ci si esalta, sì, ma tutto finisce lì. Alla fine ci rimane tra le mani un buon album, che genera persino l’insana voglia di essere riascoltato, ma ogni volta il senso di incompletezza finisce per prevalere. Insomma, ci troviamo di fronte al classico “poteva essere, ma non è”.
Il duetto iniziale formato da Pitch-Black Universe e Phoenix Rising rappresenta il momento nevralgico di questa fatica. Si dà ottimamente fuoco alle polveri, procurandoci la giusta esaltazione al punto di partenza (è un po’ il leitmotiv dei loro album, questo). Le chitarre aggrediscono piacevolmente, mentre il growl di Tuomas appare preciso e possente, come da trazione nordica. Cross To Bear mantiene alta la tensione, facendo muovere discretamente la testolina. Mentre la lunga Throne Of Ice va a rimpinguare la bacheca delle migliori di questa tornata (bellissimo il refrain). Una canzone presa a caso indicherà probabilmente il grado di piacere “medio” che si potrà infine respirare/ottenere dal disco: ci darà una sorta di inquadratura precisa, il più possibile vicina alla realtà delle cose. L’atmosfera si mantiene lineare fino al termine, quando la bella outro atmosferica Closure porrà fine alle ostilità in maniera oscura ma delicata.
I Before The Dawn non sbagliano affatto con questo Rise Of The Phoenix. Le difese reggono anche stavolta. Riescono a rimanere saldamente ancorati a quel limbo che li vede esattamente nel mezzo del plotone. Né tra i primi, né tra gli ultimi della classe.
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65%
Summary
Nuclear Blast Records (2012)
Tracklist:
01. Exordium
02. Pitch-Black Universe
03. Phoenix Rising
04. Cross to Bear
05. Throne of Ice
06. Perfect Storm
07. Fallen World
08. Eclipse
09. Closure