Assumption – The Three Appearances

Assumption – The Three Appearances: death doom monolitico e rituale dall’Italia

Dopo un demo datato 2012 (Mosaic of the Distant Dominion), ritornano i siciliani Assumption. Giorgio e David li abbiamo già incrociati nei progetti Morbo e Undead Creep, giusto per citarne due. Il loro ritorno – o nuova presentazione, se preferiamo – è di quelli pesanti, e il suo eco arriva ai nostri piedi da buona distanza, ma in maniera indiscutibilmente fragorosa.

Questo nuovo EP è un varco dimensionale capace di rigettare fuori solo brividi puri e raccapriccianti. Quelle chitarre, quel sound, fanno realmente “male”: scombussolano le interiora e procurano continui brividi lungo la schiena. The Three Appearances è così bello e perfetto che il solo stare qui a decantarne le lodi mi provoca un certo fastidio, in modalità: “ma quanto caspita mi tocca essere banale”.

La produzione è un tuffo al cuore, qualcosa che ti incatena alla musica al punto da farti dimenticare volontariamente il pass d’uscita (sì, anche il lato fanciullesco emerge ora). Vibrazioni ammaliatrici ti spingono sempre più lontano da tutto e tutti. Gli Assumption suonano esattamente “la musica come dovrebbe sempre essere”: riversano misticismo, caos controllato e brutalità in dosi pari ma letali. Ci martellano con il loro death metal lento, ipnotico e dai lerci – ma evidenti – richiami al doom. In ogni caso, sono “tonnellate di godimento” quelle pronte a piovere da chissà dove.

Compressione, oscurità e trance: il ventre monolitico di The Three Appearances

Con l’iniziale Moribund State Shift sembra di trovarsi al cospetto della tipica sacralità di stampo Incantation (che, in ogni caso, continuerà a spargere la sua malevola influenza). Il brano, con i suoi quattro minuti, è il più corto, ma certamente non il meno degno d’attenzione. Le danze si possono dire aperte superbamente, giusto prima delle “corazzate” Veneration of Fire (epicità disarmante e mefitiche colate) e The Three Appearances – Snag Gsum (quasi tredici minuti in completa balia spazio-temporale, assoluta compressione, riffing imperscrutabile e ripartenze coriacee). La danza funereo/oscura di The Non-Existing sparge l’ultima esalazione di questa mezz’ora definibile come a dir poco entusiasmante.

Il “rantolo” vocale è degno accompagnatore di un sound che punta sempre e comunque a evidenziare i rilievi ma nei riguardi specifici del sottosuolo. Le loro intenzioni non sono affatto rivolte al versante convenzionale della faccenda, bensì unite a intenti scavatori ben decisi, propensi a conferire il ritmo più nocivo possibile. The Three Appearances è il classico prodotto da ascoltare in loop. Pregno com’è di quella speciale magia capace di rinnovarsi ad ogni nuovo ripasso, su ampie dosi di divino ed annichilente entusiasmo.

The Three Appearances è il suono inquieto proveniente da una profonda crepa nella roccia. Arriva con una pesantezza per nulla controproducente, capace di ridurti a “schiavo” di questo sound monolitico e schiacciante. Nonostante la presa di coscienza, non n vogliamo più uscire. Per niente sfiancati, ne vogliamo ancora e ancora. Perché non c’è mai sazietà nell’essere accuditi – in qualche modo “addolciti” – da una musica così.

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Summary

Terror From Hell Records / Elektroplasma Music (2014), Everlasting Spew Records (2020)

Tracklist:

01.Moribund State Shift
02.Veneration of Fire
03.The Three Appearances – Snang Gsum
04.The Non-Existing

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