Rieccomi qui a parlare degli Alghazanth in occasione di The Three-Faced Pilgrim. Rieccomi qui a celebrare il loro immutato splendore.
Ostinati come pochi, teste dure e passionali. A due anni da Vinum Intus, nulla sembra essere cambiato (nonostante qualche aggiustamento in line-up). Anzi, più il tempo passa, più cresce il piacere, perché insieme alla musica si consolida la consapevolezza di avere di fronte persone sincere, che danno tutto per ciò in cui credono. Nella loro musica non esiste incertezza. E’ come se, sin dall’alba dei tempi, si fossero “imposti” un pilota automatico, senza però mai scadere nella piattezza o nella prevedibilità (poi, certo, dipende da come si interpreta il concetto). Una coerenza rara, mai statica.
Me li immagino intenti nella stesura dei brani, concentrati su quell’unico fine che porta il nome di black metal melodico con un chiaro “flavour” sinfonico. Cercano sempre e comunque la maestosità, trovano melodie capaci di far risaltare emozioni profonde, il tutto senza mai snaturare l’essenza del genere.
Nessun passo avanti (ma chi li conosce sa che questo è il fine: non l’evoluzione forzata, ma la perfezione di una traiettoria), e, fortunatamente, nessuno nemmeno all’indietro (qualcuno li potrebbe definire stagnanti). Solo poesia pura, la musica di chi ha delineato il proprio recinto e ha scelto consapevolmente di abitarlo, abbeverandosi continuamente a una sola fonte: la certezza.
Con The Three-Faced Pilgrim gli Alghazanth compongono nn’ode lunga tre quarti d’ora. Un discorso aperto dalla maestosa In Your Midnight Orchard: chitarre come pennelli, voce aspra che recita strofe di rara intensità, un break acustico che mi manda “in brodo di Vittra” (li devo sempre citare? Chiedo venia…). Che altro dire? Un brano che fa sentire vivi, carne e spirito in simbiosi. E lì si rimane. Se non vi conquista il primo pezzo, lasciate pure perdere, l’essenza dell’album è tutta lì. Se invece vi trovate in sintonia, avrete ciò che cercate. Altrimenti, non avete i mezzi per capire il mio entusiasmo.
To the Pearl on High intreccia negatività ed elevazione in dosi perfette. Le chitarre scalano ancora e ancora, diventando più aspre col passare dei minuti. Promethean Permutation si prende più tempo, appre chiusa e introspettiva, ma pronta a squarciarsi grazie a un “astral-riff” devastante (e poi, vogliamo parlare di quel Eclipse the Human In Me ?).
Su AdraMelekTaus dovrebbe campeggiare un unico avvertimento: Svezia. Nient’altro che Svezia, pur trovandoci in Finlandia!
As It Is Fated sembra voler nascondere lo splendore che racchiude, ma il sentimento finisce per emergere chiaro. E’ quel tipo di brano che avrebbe potuto spezzare l’equilibrio del disco, e invece ne sancisce la fortuna. E quando ancora non si è del tutto ripresi, arriva l’ultima gemma: With Sickle, with Scythe, degna chiusura di un’opera così intensa da far vibrare il grigiore che la avvolge. Qui gli Alghazanth si giocano alcune delle loro migliori carte, come a volerci ammutolire in armonia.
E poi, vogliamo parlare di quella copertina? Una di quelle che colpiscono subito. Perfetta incarnazione della musica che racchiude. Due correnti che si scontrano e si fondono, in un abbraccio oscuro e luminoso al tempo stesso. La luce tenta di penetrare, ma l’oscurità vince.
Di sicuro nella vita c’è solo la morte? No, finché ci saranno gli Alghazanth con dischi come The Three-Faced Pilgrim a proporre una forma così smagliante.
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80%
Summary
Woodcut Records (2013)
Tracklist:
01. In Your Midnight Orchard
02. To the Pearl on High
03. Promethean Permutation
04. AdraMelekTaus
05. As It Is Fated
06. With sickle, with Scythe