Odradek Room – Meditativo esordio tra doom, death e malinconia
Bardo. Relative Reality è un silenzioso esordio fatto di disperazione e sentimento. Buona la prima per gli ucraini Odradek Room e il loro roccioso doom/death, tinteggiato di riverberi e malinconia.
Penso che l’ultimo pensiero venuto loro in mente durante il processo di songwriting sia stato quello di folgorare in maniera immediata. D’accordo, il genere di per sé non colpisce subito per partito preso, però una prima impressione riusciamo a farcela comunque. Invece, con gli Odradek Room non ci stavo capendo proprio niente: mi sembravano vuoti e privi di idee, persino troppo freddi e poco speciali. Ma poi la storia è cambiata e, per fortuna, eccomi qui a elogiare un debutto dalle poche ambizioni ma dall’alto contenuto meditativo e onirico.
Fa quasi strano affiancare la parola “sogno” a una musica così chiusa (il senso di asfissia è reso in modo letale anche dalla produzione). Eppure ci si finisce dentro grazie ad arpeggi sospesi “emotivamente produttivi”. Mentre dall’altra parte il trasporto non manca, grazie a sparute accelerazioni che rendono il tutto vagamente progressivo (esempio modello sarà Faded Reality).
Influenze vocali e sonorità tra Katatonia, Officium Triste e i maestri del gothic/doom
L’inconfondibile timbrica madre contribuisce di certo a fornire particolari metriche vocali in grado di differenziare il tutto dalla norma (penso a River e al suo inizio strappalacrime, ma anche al triste velo imposto da Inflorescence of Silence), alla convenzionalità insomma. E, se devo pensare a un nome da fare, mi vengono in mente subito i primi Katatonia. Anche se come impostazione primaria potremmo tirare in ballo i classici Officium Triste o, ancor meglio, quel certo “vizietto” di tirare fuori armonie gothic di vecchio pelo (My Dying Bride e Paradise Lost insegnano).
Tormentose e impervie, le sei corde sembrano voler sgorgare dalle casse durante l’esecuzione di una Theatre of Forms che, più sento, più mi piace. Se questo è solo l’inizio, c’è da sperare bene per il futuro. Un plauso va fatto alla Hypnotic Dirge Records, che dimostra di avere un certo sesto senso anche fuori dal suo classico selciato e confini. Pure la copertina aiuta nel conferire uno status di confusione. Si finisce così immersi nella materia (loro ci danno il rosso, ma i colori potrebbero benissimo essere altri), avvinghiati a una musica intensa e variegata che quasi ci spiazza nel non farci pesare oltremisura i brani più lunghi.
Consigliato al 100% a chi scandaglia quotidianamente l’underground. Qui troverete cibo di qualità. Qualcuno potrebbe aver bisogno di non poca pazienza – e di qualche giro di rodaggio in più – ma la musica non tradirà, poco ma sicuro.
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72%
Summary
Hypnotic Dirge Records (2013)
Tracklist:
01. Theatre of Forms
02. Inflorescence of Silence
03. A Painting (Digging into the Canvas with Oil)
04. Suffocation
05. Faded Reality
06. River
07. Cold Light