Formatisi nell’ormai lontano 2001, gli spagnoli Noctem arrivano al debutto ufficiale solo nel 2009 con l’album Divinity (dopo due demo), grazie alla Noise Head Records.
Il sound della band incarna in parte ciò che l’ascoltatore di metal estremo sembra cercare da qualche tempo a questa parte: una fusione tra i due generi estremi per eccellenza, death e black metal. A unire il tutto ci pensa, di tanto in tanto, un collante vagamente thrash, giusto per dare un po’ di ritmo e varietà. La proposta risulta anche interessante, e la copertina svolge egregiamente il suo ruolo di preparazione all’ascolto. Peccato che la parte più importante – la musica – non riesca a regalare particolari o piacevoli sussulti.
Addentrarsi in Divinity non è difficile, ma una volta entrati nel cuore del disco, si avverte tutta la sua debolezza. E’ un po’ come assistere a una furia marziale fatta di mille colpi lanciati a casaccio. Solo violenza e blasfemia, purtroppo mal interpretate. I momenti degni di nota sono rari, al punto da potersi contare sulle dita di una mano.
Portare a termine l’ascolto senza concedersi una pausa è stato davvero faticoso, e la produzione, dal canto suo, non aiuta. Anzi, la registrazione debole e artificiale finisce col sottrarre ulteriori incentivi all’esperienza d’ascolto. Gli intenti appaiono sì violenti, ma il risultato arriva flebile, poco incisivo. E, a completare il quadro, c’è una batteria piuttosto monotona che contribuisce a far affondare la barca, senza la possibilità di usare un salvagente.
Un altro aspetto poco convincente è la prestazione vocale di Beleth: poco incisiva, troppo impegnata a imitare il Dani Filth dei tempi d’oro (ispirazione legittima, per carità, ma il risultato non convince), invece di cercare linee vocali più personali o memorabili.
La musica dei Noctem pesca dai Morbid Angel e dal death metal polacco tipico di Behemoth o Hate, e spesso si lascia trasportare in territori black cari a Dimmu Borgir e Cradle of Filth. Va però immaginato tutto ciò senza il supporto atmosferico delle tastiere.
Tra i pochi elementi salvabili segnalo un riff presente in The Sanctuary e qualcosa in Necropolis of Esthar’s Ruins. Ma, converrete, è davvero troppo poco.
Spiace sempre bocciare un disco, soprattutto quando si tratta di un esordio (ogni tanto tocca andare contro le proprie “regole”). I Noctem dovranno lavorare molto sulla loro musica, perché esistono innumerevoli modi per suonare violenti senza scadere nella banalità.
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50%
Riassunto
Noise Head Records (2009)
Tracklist:
01. Atlas Death
02. In the Path of Heleim
03. Realms in Decay
04. The Sanctuary
05. The Call of Oricalco’s Horn
06. Across Heracles Towards
07. In the Aeons of Time
08. Necropolis of Esthar’s Ruins
09. Divinity
10. Religious Plagues
11. Under Seas of Silence