Nebrus – Blackera

Con Blackera, i Nebrus trovano le loro conferme

È un piacere ritrovare i Nebrus con questa piccola ma significativa uscita. L’EP Blackera offre una retrospettiva della loro carriera. Un ponte ideale tra i primi passi del gruppo e quelli ancora da compiere. Il tutto è stato registrato appositamente per l’occasione, così da garantire una certa coerenza lungo un percorso complessivo di 33 minut. Non pochi, considerando il formato.

I Nebrus mantengono inalterate le doti ossessive già espresse in From The Black Ashes (di cui Blackera può essere considerato l’ideale prosecuzione, pur rappresentando al contempo uno “sfizio”, una sorta di pausa creativa durante la lavorazione del secondo album). I Nostri ripropongono i livelli di possessione con l’intento di eliminare ciò che prima risultava superfluo, ottenendo così una maggiore fluidità di fondo, percepibile in modo piuttosto netto.

A favore di questa impressione gioca anche la produzione. Profonda, curata, capace di proiettare immediatamente l’ascoltatore in atmosfere traboccanti, tanto malefiche quanto corrotte. Un climax liturgico preparato con cura ancora prima di toccare gli strumenti.

La liturgia black metal non accetta deviazioni

Queste occasioni sono spesso terreno fertile per la sperimentazione, ma nel vocabolario del duo toscano questa parola pare non esistere. Le sei tracce in scaletta sono l’esalazione pura e diretta del loro pensiero. Non esiste guarigione, una volta imboccato il sentiero. La volontà è una, netta, reiterata all’inizio di ogni brano attraverso rintocchi letali che fungono da sigillo rituale.

L’atmosfera è malsana, d’altri tempi, sospinta da un ritmo viscerale. Così si apre la title track, una delle due gemme che personalmente ho più apprezzato. Noctuaria ormai non sorprende più. Mette nei versi tutta se stessa, e qualcosa in più, qualcosa che forse nemmeno lei saprebbe definire. Un’energia arcana che mi riporta ai tempi in cui il black metal non era ancora visto come una caricatura.

Ma è con l’altra gemma, I Am the Beast MMXIV, che si tocca il vertice. Il ritornello scortica come un timbro infuocato, le chitarre sono fruste insaziabili che non concedono tregua. Un brano che lascia fluire la parte animalesca senza filtri, senza protezioni: il risveglio del selvaggio sopito nella carne.

Mi sarebbero bastate queste due tracce per essere soddisfatto, ma Blackera offre anche la più concisa Wolfpride, una cover degli Akerbeltz (con la presenza dello stesso Akerbeltz come guest), giusto tributo a una band fin troppo trascurata nel tempo. La carnalità, qui, arriva ancora in ampie dosi. E infine la conclusiva Heinous Communion, un altro tassello pesante, che completa un EP torbido e notevole.

Blackera va comprato e assaporato fino in fondo, avidamente. I Nebrus ne escono ulteriormente rinvigoriti, consolidando la loro singolare posizione all’interno della scena black metal italiana.

Perché non importano i risultati, quando senti che la strada che stai percorrendo è quella giusta.

Riassunto

Schattenkult Produktionen, Totensange Productionen (2014)

Tracklist:

01. Kill The Enemy
02. Blackera
03. I Am The Beast MMXIV
04. Wolfpride
05. Akerbeltz (Akerbeltz Cover)
06. Heinous Communion

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