Salta al contenuto Passa al menu principale
Logo della webzine musicale Disfactory.it
  • Hot Noize
  • Recensioni
    • Black Metal/Heathen Tones
    • Death Metal/Melodic Death Metal
    • Heavy/Power/Classic Metal
    • Thrash Metal/Violent Frequencies/Post Metal
    • Gothic Metal/Doom Metal/Sludge Rituals
    • Dark/Alternative/Folk
  • Articoli e Live Report
  • From the Past

Cerca nel sito

Info

  • Nekrolog
    • Contatti
  • Privacy Policy
  • Recensioni 2025
  • Hot Noize
  • Recensioni
    • Black Metal/Heathen Tones
    • Death Metal/Melodic Death Metal
    • Heavy/Power/Classic Metal
    • Thrash Metal/Violent Frequencies/Post Metal
    • Gothic Metal/Doom Metal/Sludge Rituals
    • Dark/Alternative/Folk
  • Articoli e Live Report
  • From the Past

Cerca nel sito

Info

  • Nekrolog
    • Contatti
  • Privacy Policy
  • Recensioni 2025
Copertina dell'album omonimo degli Solstorm

Solstorm – Solstorm

Solstorm – Un esordio magnetico tra sludge, doom e noise

Sludge, doom, stoner, post metal, noise: tutto questo è racchiuso nel raffinato esordio dei norvegesi Solstorm. Un autentico “signor debutto”, questo disco omonimo è un viaggio capace di affascinare l’audace ascoltatore tramite spire acute e scariche elettriche dosate con la sapienza di veterani. L’anno prima erano stati i francesi Eibon a sorprendermi in questa interessantissima – e non facilmente circoscrivibile – diramazione estrema. Nel 2011 ci hanno pensato loro, con questo “trip” sonoro di non poco valore.

Prima di tutto bisogna ringraziare (e farci i dovuti conti) la produzione. L’uscita delle chitarre è straordinariamente potente, capace di sradicare colonne vertebrali con evidente facilità. A potenziarla c’è un “vociare” roco, un magico illusionista e cantore di scenari tanto aridi e secchi quanto oscenamente metropolitani. Ma non finisce qui: l’ultima portata arriva dal reparto effetti, capace di conferire sensazioni di puro distacco, caos e freddezza, tutto in beata simultaneità.

Lasciarsi travolgere senza filtri: la forza della totalità

Variegate le sensazioni che si respirano all’interno di Solstorm. Ci troviamo di fronte al classico prodotto da prendere senza troppi orpelli o pensieri – l’azzeramento mentale è quindi doveroso – e da ascoltare come un’unica lunga traccia. Il vero obiettivo è il “lasciarsi andare”. Chi riuscirà nell’intento verrà premiato in abbondanza da una musica che trasmette rabbia, sfogo esanime e persino cocente frustrazione. Tante belle parole per dire che Solstorm è un lavoro completo e roccioso, ricco delle sue disfunzioni e delle sue “dissonanze magnetiche”. Un disco che ha saputo soddisfarmi completamente.

I due minuti di Art of Creation rappresentano il tormento introduttivo ideale prima della completa deflagrazione di The Sun Will Appear From The West, vero fiore all’occhiello dell’album. È un brano dal perfetto svolgimento strutturale, un’affascinante nenia senza tempo. La prova canora mi procura non poca esaltazione, così come il cambio di tempo dopo circa due minuti. I suoni, i continui rallentamenti, gli arpeggi lenti contribuiscono a creare un’atmosfera intensa, ma in qualche modo “altrove” (ascoltatelo e ditemi voi cosa manca a un pezzo del genere, vi prego).

La doppietta On This Barren Rock e Manhattan Mass è poi fondamentale per la riuscita dell’album. La prima è organica ma possente (con ottimi spunti melodici, su tutti l’effetto “alieno” collegato a un’energica ripartenza) e si chiude con un finale da pelle d’oca. La seconda eleva il termine “epico” accostandolo al loro nome. Manhattan Mass è uno spartiacque, un momento chiave, roccioso e difficile da affrontare, ma determinante per l’attraversamento verso l’altra sponda, costituita dagli ultimi tre pezzi.

La chiusura perfetta di un viaggio disturbante

Il primo di questi, The Carrington Event, è anche il più “semplice” nello stock. Una formula accurata, accudita e poi sputata in faccia all’ascoltatore senza troppi fronzoli. Poi ci penserà Exhumation a regalare gli ultimi chiaroscuri, altro grande momento prima dei due minuti conclusivi di Art of Destruction, dove il cerchio si chiude definitivamente, una volta per tutte.

La Duplicate Records ha puntato sul cavallo giusto con questi norvegesi (almeno qualitativamente parlando), producendo un disco di vibrante spessore, imponente e poco incline al pavoneggiarsi.

  • 75%
    - 75%
75%

Riassunto

Duplicate Records (2011)

Tracklist:

01. Art of Creation
02. The Sun Will Appear from the West
03. On This Barren Rock
04. Manhattan Mass
05. The Carrington Event
06. Exhumation
07. Art of Destruction

Related posts:

Copertina dell'album Obtenebrate degli EnthralEnthral – Obtenebrate Deathhammer / Körgull The Exterminator – When the Hammer Strikes……The Exterminator Arrives!!! Nekromantheon – We’re Rotting
  • Data dell'articolo
    14 Aprile 2015
  • Pubblicato da
    Duke
  • Pubblicato in Gothic Metal/Doom Metal/Sludge Rituals, Hot Noize, Recensioni, Thrash Metal/Violent Frequencies/Post Metal
  • Taggato con Duplicate Records, Solstorm
Articolo precedente: Scar Symmetry – The Singularity (Phase I: Neohumanity) Articolo successivo: Ezophagothomia – Instinct of Inhuman Devourment

CommentaAnnulla risposta

Tema di Anders Norén

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi