Thulcandra – Ascension Lost

Thulcandra – Ascension Lost: il black/death melodico che non vuole morire

Quattro anni sono passati dal precedente Under a Frozen Sun e alcune domande cominciavano già ad affacciarsi minacciose. I Thulcandra erano solo un progetto estemporaneo? Era forse finita l’ispirazione o la voglia di portare avanti un sound preciso e riconoscibile?

Invece, quei quattro anni sono serviti eccome. Serviti per sancire un ritorno su livelli altissimi. Se il disco precedente poteva far temere un calo dopo l’ottimo esordio Fallen Angel’s Dominion, con il nuovo Ascension Lost assistiamo a una clamorosa impennata. All’epoca ci si chiedeva dove potessero arrivare i Thulcandra: quando metti i Dissection su un piedistallo, in tutto e per tutto, è inevitabile attirare riflettori importanti. Di conseguenza, anche delle critiche spavalde. Può andar bene come partenza, certo, ma poi devi dimostrare di non essere solo un’eco di un mito.

I Thulcandra trovano finalmente il giusto compromesso con Ascension Lost

E i tedeschi ci riescono. Finalmente si scrollano di dosso – almeno in parte – l’ingombrante spettro dei maestri svedesi e cominciano a intrecciare elementi leggermente più personali (non si pensa più solo a loro, perlomeno). Ovviamente non si parla di rivoluzioni epocali. Il sound resta quello, pescando costantemente in tutto ciò che di melodico e svedese si possa trovare. Ma con Ascension Lost i Thulcandra tornano a pungere, a stuzzicare con piglio, riuscendo finalmente a fare un passo in avanti rispetto a quel pantano insidioso in cui si erano, volontariamente, infilati.

Avere un debole per certe sonorità sarà ancora una volta fondamentale. Se le vostre pretese si fermano qui, godrete senz’altro del disco: un lavoro che ci riporta al passato, ma nel 2015, e non possiamo che pregare e ringraziare di ricevere ancora un sound così mistico e profondo. Dischi come questi – figli di un’altra epoca – lottano ancora oggi fino allo stremo. Sono forse pochi, ma spesso sono anche sinceri, e di certo validi.

Produzione, artwork e coerenza: l’equilibrio del terzo capitolo

Il continuum grafico ci tiene lì, ancorati con la testa. Il disco suona Thulcandra al 100%, ma lo stile si perfeziona nei dettagli (quasi scorra più fluido rispetto al passato), e posso finalmente affermare che sono riusciti a comporre il loro capolavoro personale, al terzo tentativo, con perseveranza. Tutto è relativo, certo: i fattori che vi animano – o vi hanno animato – saranno fondamentali per comprendere questo entusiasmo.

Spostandoci avanti nell’analisi, Ascension Lost si articola in otto tracce più due brevi strumentali. Le otto canzoni vere e proprie danno vita a una sorta di gara al fotofinish (d’altronde, l’elevata qualità deve mettere un po’ in difficoltà), perché sono tutte belle in maniera eguale, tutte ben piazzate e solide. Forse ci vorrà un minimo di rodaggio, diciamo che il terzo ascolto potrebbe essere decisivo. Ognuna ha un suo momento da ricordare e custodire gelosamente (vi farete presto le vostre “figliastre”, poco ma sicuro).

La forza delle singole canzoni: ogni brano ha il suo momento

Melodia e sentimento: questo l’ideale sottotitolo per la sfavillante The First Rebellion, un brano che si forma e completa prima di esplodere con forza e audacia. Throne of Will è più corale, un tiepido abbraccio che evita concetti troppo complessi. Deliverance in Sin and Death è diventata infine la mia preferita e ogni parola in più, a questo punto, risulterebbe superflua. Demigod Imprisoned è forse la miglior testimonianza dei “nuovi” Thulcandra: strofe ficcanti si alternano a squarci armonici poderosi. È qui che inizi a realizzare la consistenza dell’album, la sua vera e pura forza. Exalted Resistance incanta e spinge ancora una volta (l’unico rischio è ripetersi a parole), l’ispirazione si dilata, e non resta che ringraziare sinceramente. Così come nella successiva, più moderata e scandita The Second Fall.

Sorrow of the One non sfigura affatto, pur nella sua intensità contenuta (poco più di 3 minuti), mentre la title track è posta come esaltante apparizione finale: riff e refrain che non conoscono il verbo “perdonare”, come una serafica stretta di serpente. (“Behold, sons of the fading light!“)

Ascension Lost è ancora una volta un graditissimo “regalo postumo”, l’elevata esaltazione del pensiero Thulcandra. Un disco che, forse, avremmo accettato e amato persino se fosse arrivato dalla loro fonte d’ispirazione primaria. Ora, però, dietro quell’apparente semplicità e quella prima emulazione, c’è davvero qualcosa di più.


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Summary

Napalm Records (2015)

Tracklist:

01. The First Rebellion
02. Throne Of Will
03. Deliverance In Sin And Death
04. Demigod Imprisoned
05. Interlude
06. Exalted Resistance
07. The Second Fall
08. Sorrow Of The One
09. Ascension Lost
10. Outro

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