The Howling Void – Shadows Over The Cosmos

The Howling Void: Dal clamore di Megaliths of the Abyss a Shadows Over The Cosmos

Dopo il grandioso esordio intitolato Megaliths of the Abyss, aspettavo Shadows Over The Cosmos degli The Howling Void come una delle mie uscite più attese del 2010. Cotanta eccessiva aspettativa si è sicuramente rivelata controproducente ai fini del giudizio finale: diciamo pure che in qualche modo il disco ne è rimasto ferito. E pensare che tutto faceva presagire qualcosa di divino, a cominciare dall’approdo su Solitude Productions e dalla splendida tela del russo Feodor Vasiliev scelta come copertina, impronta visiva ideale per un’opera di questo calibro. Eppure eccomi qui a rimuginare su cosa non sia riuscito a scattare questa benedetta volta.

L’opener The Primordial Gloom apriva le danze come meglio non si poteva. La prova ideale di come la staticità sia molte volte solo una parola e non un ostacolo. Purtroppo non si potrà dire lo stesso per il resto dell’ascolto.

Shadows Over The Cosmos propone quattro brani molto lunghi, tutti prossimi ai quindici minuti, più una breve strumentale messa lì giusto per staccare un pochino la spina durante il tragitto.

The Primordial Gloom: un opener magistrale

The Primordial Gloom esalta senza dubbio le caratteristiche del gruppo americano, senza far rimpiangere affatto il lavoro di esordio. Tastiere onnipresenti, note pianistiche costruite per restare dentro a lungo e risultato atmosferico d’insieme eccellente, il tutto sorretto dalla solita voce cavernosa che detta legge lungo minuti mai abbastanza lunghi. Con questo pezzo la formazione si è guadagnata a pieno titolo un posto tra i migliori brani di funeral/doom del 2010.

La produzione è molto buona: non siamo di fronte a uno di quei dischi in cui un mix eccessivamente pulito o ruvido rovina l’atmosfera. Qui l’impatto sonoro è curato, e non bisogna nemmeno faticare per cercare l’atmosfera altrove, il che non è affatto male.

Riguardo i restanti brani (la title track, Wanderer Of The Wastes – dalle grandi note in sospensione – e Lord Of The Black Gulf), tengo a precisare che un certo livello viene comunque mantenuto e portato avanti con dignità, anche se non si raggiunge lo splendore “standard” di questa band (è forse presto per dirlo). Sicuramente il mio giudizio è appesantito dalle troppe riflessioni. Chi si è lasciato trasportare senza troppe “seghe mentali” avrà avuto in cambio maggior fortuna, soprattutto chi mastica spesso il genere più lento e funereo. In fondo, l’ascolto riesce a farsi volere bene. Le tastiere sono protagoniste, con i loro rintocchi in primo piano o in secondo, restano sempre onnipresenti nel tappeto sonoro e donano un surplus di positività.

Insomma, in questo caso mi sento un po’ come una “bilancia impazzita”. Un eterno indeciso, ma con voglia di urlare quanto possa essere bello questo capitolo The Howling Void. La razionalità però mi impone un freno. La simpatia per il progetto è tanta e in questo frangente ha giocato sporco con il mio giudizio. Che sia tutto o niente, dategli una possibilità.

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Summary

Solitude Productions (2010)

Tracklist:

01. The Primordial Gloom
02. Shadows over the Cosmos
03. Wanderer of the Wastes
04. The Hidden Sun
05. Lord of the Black Gulf

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