Switchtense – Switchtense

Bella sorpresa i portoghesi Switchtense. Con questo album omonimo, la band arriva alla seconda fatica su lunga distanza e si dimostra abile nell’intarsiare violenza ricca e potente.

Thrash metal, groove e qualche soluzione moderna sono le pietanze accuratamente offerte. Se mi fossi attenuto a un giudizio istantaneo, tuttavia, avrei trattato male questa uscita. Al primo ascolto mi sembrava di trovarmi davanti a un disco privo di mordente, arido e innocuo. Invece, sono bastati due ulteriori ascolti per svelare la pericolosità di un prodotto che riesce a esaltare – pur sempre in maniera moderata – grazie soprattutto al potente muro sonoro innalzato dalle chitarre. Una volta abbattuta quella muraglia, l’ascolto scorre liscio, in rilassante discesa, portando con sé tutto il trasporto che il riffing sa disperdere preziosamente su ogni traccia.

Così, ciò che sembrava poco esaltante giunge a un inatteso capovolgimento, e una volta entrati in orbita sarà difficile placare un certo entusiasmo.

A impreziosire il tutto, ci pensa una produzione efficace, capace di fare davvero la differenza. A dare il colpo decisivo ci pensa poi il cantato: rabbioso, trascinato, abbastanza profondo da fondersi perfettamente con una band che affonda le sue radici nel thrash metal.

Non aspettatevi però una formula totalmente classica. I Switchtense attingono linfa da gruppi come Pantera e i primi Machine Head, spostandosi di volta in volta, facendo attenzione, su territori ora più tradizionali, ora più moderni, a seconda di cosa si vuole creare in quel preciso momento. A termine ascolto, purtroppo, non rimane un ricordo davvero preciso. Le canzoni non arrivano a lasciare quel solco necessario a stabilire una confidenza profonda, ed è un vero peccato, perché questo preclude il raggiungimento di un livello superiore che avrebbe potuto regalare risultati ancora più interessanti.

Una volta presa confidenza, però, il disco non vi darà tregua. Ogni canzone (nessuna esclusa) contribuirà al massacro globale grazie al groove e all’approccio mai domo (provate magari Unbreakable). Sembrerà di essere costantemente in fuga, sempre vigili, sempre in stato di allerta.

A coronare il tutto, merita una citazione il gran lavoro di basso e di batteria. Non semplici mestieranti, ma componenti vitali per la completa riuscita del prodotto. L’unica nota stonata rimane l’orribile copertina, capace solo di strappare un timido sorriso… e purtroppo di rimanere lì, in qualità di pessimo ricordo.