Spectral Mortuary – Total Depravity

Spectral Mortuary – Total Depravity: death metal brutale senza compromessi

È una colante lezione di death metal quella offerta dai danesi Spectral Mortuary. Il gruppo giunge con Total Depravity al secondo full-length della propria carriera, dopo la mattanza iniziale chiamata From Hate Incarnated, risalente ormai al 2007.

Total Depravity è certamente materiale esclusivo per invasati puri. La musica degli Spectral Mortuary non cerca in alcun modo di emergere dalla massa ribollente del genere di appartenenza. Si opta dunque per il fattore “clonazione” del seme, e tanto vi dovrà bastare prima di cibarvi di queste – tutto sommato – succulente carni. Sarete liberi di associare al gruppo il classico pensiero sovversivo: “che palle, sempre la stessa roba”, muniti della convinzione di non star sbagliando giudizio. Ma se è death metal marcio, brutale e dall’andatura scorticante ciò che cercate, qui potrete respirarlo come se non ci fosse un domani, e non andrete certo delusi da questa ennesima fatica discografica. Roba capace di fornire vitalità allo spaccato ultra-classico del genere, senza opprimenti bisogni di dover “spaccare livelli” ad ogni costo.

Un disco che fa il suo dovere e lo fa con violenza

Gli Spectral Mortuary fanno il loro dovere, si impegnano, e solo in rare occasioni girano a vuoto. Il disco è ben costruito, rivelatore di una furia devastatrice tanto importante quanto ingombrante. Ci troveremo immersi in poco meno di quaranta minuti di martellante death metal, debitore di band come Morbid Angel e Immolation (con i primi a prendersi la percentuale maggiore, ovviamente). Qui, il vocione catramoso e corrosivo di Morten Jorgensen recita certamente la parte dell’anfitrione.

Il sound ha tiro, è indovinato: la potenza sgorga a dovere, con chitarre abbastanza dinamiche e ficcanti, mentre la batteria si rivela elemento nevralgico nel dettare cambi ritmici mai scontati (né pochi). La canzone regina, a mio parere, è – non a caso – quella posta in apertura: Absorbing the Bloodline. Qui la formazione danese mostra tutto ciò che sa fare, su livelli davvero efficaci.

Se il disco avesse mantenuto questa costanza, sarei qui a imporvi l’acquisto senza alcun tentennamento. Ma invece (ahimè) il tutto finisce per scivolare in un pericolante clima apatico, dove si ascolta e si apprezza l’operato profuso senza batter ciglio, ma anche senza esaltanti riti di sorta. Episodi di valore non mancano di certo: canzoni come Purulent Mass, Bestial Sanctity, Lapidated e Defects of Depravity lo testimoniano e si fanno pure voler bene. Tuttavia, il problema maggiore resta quello di riuscire a mantenere alta l’attenzione nei confronti di ogni nuova rasoiata presentata in tracklist. Quasi sicuramente sarà un problema mio, perché il lavoro appare tutto fuorché brutto, e l’acquisto (sempre se a buon mercato) è senz’altro consigliabile.

Ci sono forma e sostanza, manca però la giusta consistenza per suggellare il definitivo e impregnato collante. In questo modo, il troppo pilota automatico finisce per non pagare e tarpa loro le ali.

  • 60%
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Summary

Deepsend Records (2011)

Tracklist:

01. Absorbing the Bloodline
02. Time to Decay
03. Purulent Mass
04. Bestial Sanctity
05. Found in Feces
06. Lapidated
07. Torturous Attainment
08. Defects of Depravity
09. Compulsory Decimation
10. Strychnine Hill

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