Changelings: il ritorno degli Species tra tecnica, sci-fi e grezzume progressivo
Changelings è il titolo del nuovo album dei polacchi Species. Si presenta con una copertina in stile anni ‘80 e come un organismo in cerca di continue mutazioni, dagli aspetti taglienti, lucidi e ben calibrati. Tutta l’efficacia del technical thrash metal emerge e ci “inonda” a dovere, riempiendoci in tal modo il calice della soddisfazione.
Gli Species impattano fin da subito grazie a una produzione capace di trasmettere un immediato senso di confidenza. Ogni strumento prende il suo posto all’interno della scacchiera con autorevolezza, delineando una formula che solitamente ben pochi possono vantarsi di maneggiare con altrettanta padronanza. Stratificazioni sonore e movimenti inquieti si intrecciano in un crocevia di suggestioni che evocano paranoia fantascientifica, tensione latente e minacce aliene. In cambio otterremo un impatto diretto, viscerale, e con un approccio “progressivo” mai stordente. Musica che appare sempre ben orientata, e soprattutto mai scontata.
Sarà l’apparato a funzionare: dalla tecnica a una certa sinuosità immediatamente percepibile, che resta avvinghiata con tenacia alla release dall’inizio alla fine. Ci troveremo così immersi in un disco dove le trame chitarristiche risultano davvero portanti e creative, mai statiche né in attesa di essere sorrette dai guizzi di qualcun altro.
Il basso come motore creativo e pulsante
I Death, e le tempistiche vocali di Chuck affiorano con perizia e gusto mescolandosi alle traiettorie di Annihilator e Coroner e alle esuberanze di Cynic e Atheist. La prima Inspirit Creation è un tuffo al cuore, il primo impavido passo che pianta i suoi paletti attimo dopo attimo.
The Essence scava con onore tra le ripartenze. Impossibile non notare il lavoro costante del basso: si insinua ovunque con tatto, sempre pronto ora a sostenere, ora a spingere i movimenti più compatti e striscianti che si alternano con spiccata creatività. In tutto questo si lascia anche apprezzare un taglio grezzo, e una ruvidità di base che lega ancora la band su circuiti prettamente underground. Questo sapore meglio tenerselo, perché potrebbe andare perduto (e forse rimpianto) in vista di una futura crescita esponenziale verso altri lidi.
La strumentale Voyager culla e stritola lanciando un finale che vedrà spiccare Terror Unknown e la lunga Biological Masterpiece, autentica gemma (e mia preferita assoluta assieme a Inspirit Creation) pronta a chiudere tra raffinati tormenti, ritornello alla Destruction e diverse leccornie compositive.
Changelings ci da chiari segnali di crescita, e di cosa voglia dire rischiare per andare a costruire una propria identità. Gli Species confezionano un lavoro che convince, incuriosisce e lascia intravedere ghiotte possibilità ancora tutte da esplorare.
Summary
20 Buck Spin (2025)
Tracklist:
01. Inspirit Creation
02. The Essence
03. Waves Of Time
04. Voyager
05. Born Of Stitch And Flesh
06. Terror Unknown
07. Biological Masterpiece


