I Soulfallen trasciano con le loro tastiere e fanno luce sui tormenti interiori
Terzo disco per i finlandesi Soulfallen e prima esperienza con loro per me. The Promise of Hell è riuscito a divertirmi e intrigarmi, mi ha tenuto compagnia con fedeltà, senza mai cedere il passo a momenti di fiacchezza. Non dev’essere stato facile riuscirci, perché in questo tipo di uscite qualche piccola “falla” la si finisce sempre per trovare. C’è qualcosa che svetta in maniera particolare, ma per fortuna il resto è arcigno, tiene botta e sigilla un lavoro senz’altro meritevole della vostra attenzione.
Non è affatto semplice inquadrare la band in una ramificazione precisa. I Soulfallen gestiscono un melodic death/black sinfonico dalle forti sensazioni gothic, saldando il tutto con ritmiche doom. L’impatto è immediato, e non si fa alcuna fatica nel cogliere le diverse intenzioni della formazione. Ad animarli c’è uno “spirito di ricercatezza”, soprattutto quando si impegnano a intensificare l’atmosfera di base.
Un disco sicuramente lungo, ma anche ricco di dettagli da scoprire
Cinquantuno minuti non sono pochi è vero. I meno attenti subiranno certamente cali di concentrazione, che potrebbero portare a un giudizio in parte negativo. Chi riuscirà invece a restare vigile potrà godere dell’abilità tecnica e sorniona messa in campo in fase di composizione (che non è certo quella dei pivellini). Da parte mia, l’unico – definiamolo così – rammarico è legato alla produzione, forse un po’ troppo “plasticosa”, con il rischio concreto di smorzare il feeling o generare una certa apatia lungo il percorso.
Il meglio l’ho trovato quando finiscono per fare il verso agli Swallow the Sun (anche gli Insomnium potranno affacciarsi alla mente di tanto in tanto). Mi riferisco in particolare alle canzoni The Birth of Newfound Death, Scars Aligned, Cold Beneath the Sun (abili mestieranti, creatori di forti emozioni) e The Silence of the Storm. Quest’ultima è anche più varia e rappresenta a ben sentire la perfetta sintesi del disco. Va poi specificato l’uso costante della tastiera, spesso impegnata in “colpetti” alla Dimmu Borgir più sinfonici e pomposi.
In generale, i Soulfallen mantengono uno spirito guida elegante e mai fuori dagli schemi. Proprio per questo mi sono trovato meglio quando diventano più profondi, e mi auguro che in futuro battino su tali sfumature. Anche il cantato segue la musica di pari passo. La lezione è eseguita senza sbavature, e giostra perfettamente mutando pelle a seconda del momento ritmico di turno (non a caso le migliori prove vocali si trovano proprio nelle due canzoni citate in precedenza).
Il lato espressivo dei Soulfallen: tra feeling e variazioni stilistiche
Questions and Answers finirà sicuramente tra le preferenze della maggioranza. Il brano è dotato di uno spiccato feeling e porta con sé quella sorta di “facilità” che accompagna i pezzi più impattanti. Ghosts mette in risalto il reparto tastieristico, seguito a dovere da una parte vocale aspra ed efficace. Eclettica e varia Dead and Dying, mentre Bring Me My Demons mostra il lato più teatrale della band. I battenti vengono infine chiusi dall’incedere possente e dai tratti gotici di At the Heart of Dying, da accorpare senza dubbio al poker di canzoni migliori.
Un occhio su questi Soulfallen io lo butterei più che volentieri. Le loro capacità non sono comuni, e lo si avverte chiaramente, anche se non ci consegnano di certo un lavoro di proporzioni immense. Sono proprio queste le “piccole uscite” sulle quali vale la pena riporre fiducia.
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70%
Summary
Grave New Music (2012)
Tracklist:
01. The Birth of Newfound Death
02. Questions and Answers
03. Ghosts
04. Scars Aligned
05. The Silence of the Storm
06. Cold Beneath the Sun
07. Dead and Dying
08. Bring Me My Demons
09. At the Heart of Dying