Sorcier Des Glaces – The Puressence of Primitive Forests

Sorcier Des Glaces – The Puressence of Primitive Forests: il fascino glaciale del black metal canadese

Prendete l’ampolla contenente la parola “fascino” e rompetela in modo rituale sopra l’album dei canadesi Sorcier Des Glaces intitolato The Puressence of Primitive Forests. Avevo già ascoltato in precedenza l’esordio Snowland, un disco da “macchina del tempo”, a tratti davvero superlativo e raggelante. Mi aveva fatto enorme piacere constatare che, a distanza di anni, le cose non fossero affatto cambiate.

L’arte di creare black metal dotato di quello speciale senso malinconico non è certo cosa da tutti. Cè chi si tuffa in soluzioni distruttive e chi cerca di abbracciare l’ascoltatore con trovate innovative o altro. I Sorcier Des Glaces, invece, vanno sul classico: si dirigono dritti e senza esitazione al cuore, e lì scaricano il proprio arsenale di rabbia e melodia, incantando chi realmente vuole essere stregato da questo oscuro e glaciale modo di fare arte.

The Puressence of Primitive Forests: Una qualità che stordisce

Respirare e percepire la luce in uno scenario buio e freddo. La copertina regala l’input, la sensazione primaria, la partenza di un viaggio che ci restituirà al mondo un po’ diversi e forse frastornati, con addosso ancora la sbornia di aver ascoltato riff tremendamente efficaci e persuasivi. Ci troviamo anche in uno di quei casi in cui la produzione asseconda perfettamente strumenti e voce, dando al prodotto quel tocco atmosferico assolutamente determinante. Le chitarre sono un’autentica sbornia: ronzano e cesellano in maniera indaffarata e puntigliosa. Non sbagliano proprio nulla. Ma è dal lato qualitativo che sorprendono (sì, The Puressence of Primitive Forests è uno dei dischi black metal migliori dell’annata 2011), in maniera a dir poco devastante. Ogni canzone è un mattone speciale, che inchioda seduta stante grazie a trovate forse banali, ma pregne di uno spirito antico che vorrei sentire incollato sopra ogni release.

Fare un track-by-track sarebbe controproducente. Troppi gli elogi da spendere, e troppo simili fra loro, finirei per ripetere un concetto unico all’infinito. Sappiate solo che la tavola è stata preparata “ad arte”, con una partenza del calibro di Deathlike Silence, e proseguita in maniera impeccabile dalla “sentimentale” …Et les anges périrent sous la neige. Per rendersi conto della portata del disco, basterà semplicemente lasciar fluire le varie Through the Veils of Frost, Cohort, From the Deepest Pits of Hell, Tombworld e Gateways to the World of Lucifer (ogni volta mi dico “è questo il pezzo preferito”, ma poi finisco per cambiarlo puntualmente all’ascolto successivo).

Un trionfo estatico tra gelo, misticismo e tradizione nordica

The Puressence of Primitive Forests è un completo trionfo estatico. Una proposta che pesca tanto nella vecchia Norvegia/Svezia quanto nel misticismo ormai radicato nella propria terra d’origine. Lasciatevi accarezzare dal gelido vento invernale animato dai Sorcier Des Glaces. In compagnia di questa particolare creatura ne respirerete forte il sapore, e a polmoni spalancati. Una via spoglia vi si apre davanti, ma percorrerla non vi darà alcun grattacapo.

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Summary

Mankind’s Demise Records (2011), Osmose Productions (2023)

Tracklist:

01. Deathlike Silence
02. …et les anges périrent sous la neige
03. Through the Veils of Frost
04. Cohort
05. Winter Eternal
06. From the Deepest Pits of Hell
07. Tombworld
08. Gateways to the World of Lucifer
09. Tormentor I (Tormentor cover)

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