Reido – Minus Eleven

Reido – Minus Eleven: sludge doom tossico scolpito nel tormento

Acidi e taglienti, è questo che sono i bielorussi Reido. Ricordo bene ancora oggi (a distanza di anni, era il 2006) le sensazioni positive datemi dal debutto F:\all. È stato bello ritrovarli in forma e con la sempre verde voglia di osare incollata addosso. Minus Eleven appare come ascolto più maturo e ragionato; certo, il fattore sorpresa è ormai andato a “farsi benedire”, ma la musica rimane lì a parlare, come se fosse scolpita su pietra. Ed è questo che alla fine conta.

Sludge doom nocivo e “in your face”, portata corrosiva e generatrice di un “vento caldo” particolare. I Reido non cambiano la colorazione base fatta di colori sgargianti e terreni. Il cantato rappresenta poi il perfetto traghettatore: l’esasperazione di umori tormentati e ricolmi di segregata sofferenza (un urlo sentito, nascente nelle profondità del corpo). L’innesto calzante quanto un guanto sul manto sonoro potente e ritmico adoperato.

O dentro o fuori: il sound che non ammette alternative

Le canzoni si ergono come imponenti palazzi silenziosi su un terreno arido che sembra aver assaggiato la distruzione nucleare. Sarà il tormento a venir recepito a pieni polmoni su tracce come Violence & Destruction e Degeneration Cycle (splendida l’evoluzione del brano), con l’avanzamento strumentale pronto a non fare i cosiddetti “prigionieri”. O si entra nel loro sound senza problemi oppure lo si abbandona subito per altro. Qui non esistono le mezze misure, nemmeno viste alla lontana.

I Reido partoriscono melodia dismessa – se vogliamo, possiamo definirla pure “deliziosamente apatica” – una nenia durevole, intenta a cullare ma con non troppa attenzione (se i colori sono identificabili come caldi, l’approccio si può definire invece freddo e distaccato) ai particolari. Per la serie: “trovatevi l’angolo che fa per voi, che a noi poco importa”.

Il disco procede il suo tragitto in scia al pachidermico riffato di Arhat (senz’altro fra i brani di spicco), alle strumentali The Six-Day War (come scava bene) e Flows & Eruptions (finale liquido ed evanescente), e alle “ingombranti” I Saw His Mask Fall (ancora substrati melodici che portano a leccarsi le dita) e Human Dysfunction.

Minus Eleven è roba forte per gente che sa reggere dosi di tranquillanti specifiche (magari precedentemente prescritte). Lentezza penetrante alternata a ritmi medio-sostenuti “spenti” e dai toni sofferti. Di sicuro non sarà facile prima inglobarlo, e poi digerirlo.

  • 70%
    - 70%
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Summary

Slow Burn Records (2011)

Tracklist:

01. Violence & Destruction
02. Degeneration Cycle
03. Arhat
04. I Saw His Mask Fall
05. The Six-Day War
06. Human Dysfunction
07. Flows & Eruptions

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