Pyre – Human Hecatomb

A volte capire la sottile linea che separa un lavoro appena sufficiente da uno davvero meritevole di ben altra attenzione è così difficile che quasi non riesci nemmeno a scorgerla. Anzi, il più delle volte finiamo per ingannare noi stessi, cadendo in una sorta di patetica autoconvinzione. È la storia del “poteva essere, ma invece non è stato”, quella legata all’esordio dei russi Pyre.

Il primo impatto, il primo “filtraggio acustico”, non è stato certo tra i più felici, ma nemmeno così negativo, a dirla tutta. L’esplosione, però, l’esaltazione vera e propria, sono arrivate da lì a poco, con puntualità e furia. Con il senno di poi, non mi sarei mai perdonato di averlo liquidato come un semplice esercizio di stile svedese, chiaro e per nulla nascosto (e sono sicuro che molti finiranno per definirlo proprio così). Quel classico disco che ti porta a dire: “Sì, dai… se proprio volete, c’è anche questo”, per poi finire inevitabilmente dimenticato, ignorato, scivolato via senza lasciare traccia.

E qui intervengo io. Anche con un po’ di cattiveria, se vogliamo – come un tackle assassino da parte di un terzino arcigno – perché a volte non bisogna fermarsi alla superficie: bisogna saper scavare. Bisogna rendere onore a un prodotto come quello dei Pyre, a musica che sa fare il suo sporco e dannato lavoro.

Mi prendo pure in giro, ripensando a quel primo ascolto. L’entusiasmo che mi prende ora è lontano anni luce da allora. La compressione di quelle chitarre mi manda fuori di testa, e su nove tracce non ce n’è una che suoni sottotono. Human Hecatomb è il classico album che puoi far girare decine di volte nel lettore senza mai avvertire stanchezza. Non sarà – ovviamente – un capolavoro assoluto, qualcosa di epico o irripetibile, ma è quella “chicca” che merita di essere ricordata spesso. Perché no, anche consigliata, magari fuori dai soliti nomi triti e ritriti.

L’esordio dei Pyre è un omaggio crudo e diretto ai tempi gloriosi dei primi Entombed e Dismember. I russi riescono a ricreare quel dannato fetore di morte con un sound tagliente, un vero olezzo funebre che vaga nell’aria ma, soprattutto, scava in profondità grazie a chitarre compresse al massimo. Riff serrati e altri più cadenzati si alternano trionfalmente. Il suono pulsa, conquista, coinvolge ogni fibra. Le chitarre scorticano, la voce evoca un’antichità ferina, mentre la sezione ritmica suona indemoniata. Una volta che tutti questi ingredienti si fondono, non c’è modo di uscirne vivi (e sì, ogni tanto una frase ad effetto ci sta tutta).

Un autentico trip death metal europeo, e una parte di me vi direbbe anche “il migliore”. Un viaggio nello spirito sulfureo, incatramato in un headbanging continuo, traccia dopo traccia, senza nemmeno il tempo per rimpiangere qualcosa. Il filo conduttore si spezza solo con le note finali della grandiosa Disturbia. Le canzoni meriterebbero tutte una menzione, a partire dall’inizio perforante di Merciless Disease, passando per Last Nail in Your Coffin (serve davvero aggiungere qualcosa a un titolo così?) con i suoi rallentamenti vibranti, o la mefitica Possessed, fino a Under the Death Reign, con echi del lato più selvaggio degli Edge of Sanity?

Vi assicuro che i Pyre hanno scritto il disco che da tempo aspettavate dalle band che hanno ispirato questo suono. Certo, la consapevolezza di non poter raggiungere i capolavori del passato va messa da parte. Riuscire a pensarla così aiuta, eccome. Perché se nemmeno chi ha inventato “lo stile” riesce oggi a eguagliarsi, come può riuscirci una nuova band nel 2014? (E qui, chiedetevi pure quanta passione avete davvero in corpo.)

Human Hecatomb è una delle migliori uscite death metal in stile svedese degli ultimi anni. Su questo voglio essere irremovibile. Chi riuscirà a entrare nei meccanismi malati di quest’album gioirà senza sosta per tutti i suoi 43 minuti fulminanti. Questo è un flusso “from the other side”, un disco che riporta in vita – anche solo per un attimo – quella nostalgia per qualcosa di vecchio, marcio, sepolto. Qualcosa che, con letale splendore, riesce ancora una volta a risorgere.

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Riassunto

Chaos Records (2014)

Tracklist:

01.Merciless Disease
02.Far Beyond the Unknown
03.Last Nail in Your Coffin
04.Possessed
05.Flesh to Poles
06.Under the Death Reign
07.We Came to Spill Thy Blood
08.Cursed Bloodline 9.Disturbia

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