Old Graves – This Ruin Beneath Snowfall

Old Graves – This Ruin Beneath Snowfall: immersione totale nel gelo del black metal

Old Graves, dal Canada, è un progetto giovane piombato su Naturmacht Productions dopo aver dato alle stampe un EP e uno split durante lo scorso anno.

Mentre i tempi per un full-length a questo punto si allungano, è giunta l’occasione per un nuovo EP di rodaggio intitolato This Ruin Beneath Snowfall. A tanti basterà il solo nome per capire l’entità (o il tipo di temperatura) della proposta, ancor di più se ci mettiamo a imprimere sopra l’inespugnabile etichetta “black metal nudo e crudo”.

Tempi dilatati, sospensione primordiale in qualità di unico credo: è di questo che si cibano le passionali note costruite dagli Old Graves. Questa one man band riversa violenti impulsi malinconici in musica (tutti accuratamente apostrofati con la parola “sincerità”) e, in cambio, richiede l’esatto riflesso da chi ne sta usufruendo. Non sono permesse vie di mezzo, questo l’unico ostacolo: o ci “consegniamo” oppure non servirà neppure provarci. Qui dentro vale solo la legge dell’immersione totale e stop (con annesso l’obbligato bonus portato dalla perdizione). Potevano sicuramente modificare umori e sensazioni attraverso un maggior investimento in termini di minuti: l’accenno portato dai “soli” 25 scarsi impiegati rimane, per l’appunto, tale. Così ci lasciano lì, come abbandonati, come se volessero prima mostrarci l’illusione di un segreto e successivamente privarcene.

Paesaggi familiari e nuove vertigini: furia e malinconia in equilibrio

L’introduzione acustica scosta i rami di una fitta e panoramica boscaglia, poi sulle note di Dawn Treader riabbracceremo tratti già conosciuti in passato (Gris, Monarque, Forteresse, se vogliamo fermarci solamente a tre). Furia, desolazione e tastiere pronte a stendere il loro fascinoso manto sono gli elementi ad agitare la situazione. Chitarre persuasive si inerpicano verso l’alto per dialogare con cieli mossi e inquietanti.

Hang My Remains from the Crescent Moon è un dialogo, uno sfogo essenziale e viscerale pronto ad emergere dalla notte. Le acustiche tornano per abbellire, per riaprire la strada della magnificenza – sarà quella a dominare quando i minuti segneranno 3:10 – ancora e ancora, e sempre più a fondo nello scorrere del tempo (il pezzo preferito, non ci sono dubbi a riguardo). La title track appare inizialmente incontrollata. Vengono concessi spazi a sentimento ed espansione al lato selvatico, e il break non potrebbe enfatizzare meglio l’innata voglia di una speciale libertà/volontà.

Logo e immagine di copertina rimandano ai vecchi demo di una volta. Anche questo “accorgimento”, nel suo piccolo, riesce a nutrire quelle particolari molle capaci di scattare così, senza il bisogno di alcun particolare preavviso. Il boom è passato, ma ai canadesi chi glielo dice? Conviene starsene zitti se questi sono i nuovi nascituri, è meglio tenerceli avidamente stretti.

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Riassunto

Naturmacht Productions (2015)

Tracklist:

01. Kestrel
02. Dawn Treader
03. Hang My Remains from the Crescent Moon
04. This Ruin Beneath Snowfall

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