Netra – Sørbyen

Netra – Sørbyen: oltre il black metal e dentro l’immaginazione

Il progetto francese Netra con Sørbyen giunge alla seconda e lieta nota discografica su lunga distanza dopo Mélancolie Urbaine.

Il livello qualitativo viene mantenuto alto, anzi, sotto certi aspetti risulta persino incrementato. Ho apprezzato Sørbyen per diversi motivi. Il principale è da ricercarsi nella sua natura “completamente diversa” rispetto al predecessore. Si esce così da quel clima “urbano” e più sperimentale che avvolgeva l’esordio, per approdare a un nuovo e coraggioso “step”. Sørbyen mi sembra il classico disco di inediti prodotto da una band ormai consolidata: si respira varietà e uno “specchio” sonoro notevole, a tratti sorprendente. Si finisce per evadere dal classico ascolto lineare, prendendo ogni singolo pezzo come entità a sé stante. Il tutto va moltiplicato per dodici, perché Steven LeMoan non ci offre una manciata di brani e una mezz’oretta di durata tanto per fare. Qui troviamo oltre un’ora di musica vibrante, creativa e fortemente distensiva. Anche uno spezzone di nemmeno due minuti acquista valore, come nel caso di My Ill-Posed Life.

Un viaggio sonoro complesso e stratificato

Inquadrare questo lavoro è tutt’altro che semplice. Si passa con disinvoltura dal black metal più melodico e contaminato dal rock a quello tendente al depressive (per quanto riguarda il lato “aggressivo”). Ovviamente non manca la componente sperimentale, sorretta da strutture dark e trip-hop, affiancate da tastiere sempre ispirate e in qualche modo sognanti. Uso spesso la parola “viaggio” per descrivere certi dischi (e a ben vedere ogni disco lo è), ma devo ammettere che i Netra con Sørbyen incarnano questo concetto in modo completo. La difficoltà maggiore diventa riuscire a restare concentrati, a non perdere la rotta durante l’esposizione e la costruzione di questi percorsi sonori.

Si rischia seriamente la sbornia. E dopo cinque brani ci si ritrova già a chiedersi in che razza di luogo ci si siamo trovati a visitare, perché la sensazione è quella di aver ascoltato tantissimo, quando invece si è appena a metà. Questo, a seconda delle percezioni, può essere un bene o un male, e influenzerà certamente il giudizio complessivo sull’album.

Tutto dovrebbe confluire nel calderone dell’immaginazione, ma ecco alcune rapide considerazioni sulla tracklist. Si parte con la scorrevolezza e la melodia accattivante di A Dance With the Asphalt, poi arriva lo spirito “electro-dark” e malinconico di Crawling (un brano che più lo ascolti, più lo ami), e le divagazioni onirico/progressive della title track, A Kill For A Hug e Streetlamp Obsession. Lucentezza oscura, come insegnano i Lycia, per la toccante Emlazh (puro squarcio sonoro creato in semplicità per la semplicità), mentre Wish She Could Vanish è un altro capitolo “alternativo” da tenere d’occhio. Un brano che mi ha ricordato non poco i Stone Temple Pilots, giusto per fare un nome.

I Netra chiudono il cerchio con intensità e una freddezza calcolata

Concrete Ocean torna a svegliare partendo da lontano, Strange Bliss at Dusk riflette esattamente il proprio titolo e alimenta il lato sperimentale della musica firmata Netra. I Shall Slay the Monkeys si mette infine a giocare, dapprima soffusamente, poi in modo lacerante nei suoi quasi nove minuti di durata.

Se amate le divagazioni strumentali confidenziali, la varietà in generale, e avete come dote principale la “molta pazienza”, potrete tranquillamente pensare di alzare il voto a vostro gusto e piacimento. L’unico rischio sarà quello di perdere di vista l’intensità, lasciandola morire a favore di un “freddo isolante” dagli effetti controproducenti. Però quella copertina, in fondo, quasi mi fa pensare che tutto ciò sia “furbescamente” voluto.

  • 73%
    - 73%
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Summary

Hypnotic Dirge Records (2012)

Tracklist:

01. A Dance with the Asphalt
02. Crawling
03. Sørbyen
04. A Kill for a Hug
05. Streetlamp Obsession
06. Emlazh
07. Wish She Could Vanish
08. My Ill-Posed Life
09. It’s Kicking in
10. Concrete Ocean
11. Strange Bliss at Dusk
12. I Shall Slay the Monkeys

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