Mortal Agony – No Place to Hide: quando il death/grind non graffia abbastanza
Primo impatto, per quanto mi riguarda, con questa band tedesca, giunta con No Place to Hide al traguardo del quarto disco in carriera. Purtroppo, devo dire, che le cose non finiscono per essere positive. I Mortal Agony mi hanno trasmesso esattamente il significato del loro monicker. Sin dal primo approccio, le cose hanno tardato a decollare, e nemmeno i successivi ascolti hanno aiutato in qualche modo, andando anzi a peggiorare la situazione in modo maldestro.
Non tutto – bisogna dirlo – è così tragico. Anzi, forse sono io a mettere troppa tragedia nell’aria, e No Place to Hide potrà senz’altro produrre risultati positivi. I Nostri suonano bene e usufruiscono di una produzione senza dubbio importante. Il loro sound parte da un solido death metal e dirama i suoi tentacoli, spesso e volentieri, in campo grindcore (per la maggiore) e thrash (abbastanza timidamente). Di certo non manca la violenza, ma nemmeno questa basta per salvare il salvabile.
La durata pesa e l’emozione non arriva
In questi casi, 45 minuti sono davvero tanti e difficili da gestire per chi ascolta. E quando l’entusiasmo cala, è praticamente finita lì. I brani non riescono neppure a costruire una sufficienza stiracchiata: non bastano qualche timido lampo positivo e un paio di intuizioni per salvare un’imbarcazione che parte già con grosse falle a bordo. I Mortal Agony fanno anche sbattere la testa in qualche occasione, ma non sembrano in grado di reggere minimamente sulle lunghe distanze. E pensare che, sulla carta, non ci sarebbe nulla fuori posto. Anche l’unione bizzarra degli elementi, in certe occasioni, non risulta così campata in aria. Ma è l’altro tipo di presa – quella emotiva, quella che dovrebbe attaccarsi alla pelle – che non riesce a fare il suo dovere.
Le canzoni scivolano via accompagnate da un “clima apatico”, e a un certo punto non si vede più l’ora di arrivare alla fine per cambiare il dischetto con qualcosa di maggiormente gradito.
Spiace sempre bocciare qualcosa, ma bisogna pur farlo quando se ne presenta l’occasione. I patiti maniacali della mistura death/grind potrebbero anche farselo scendere senza troppi problemi (e sussulti), ma dubito che i Mortal Agony possano fare breccia nella maggioranza del pubblico estremo. Brutta cosa quando l’unione copertina/logo diventa l’aspetto più apprezzato della release. Almeno qualcosa di bello da guardare ci rimane.
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50%
Summary
Heretic Visions Productions (2012)
Tracklist:
01. Incoming
02. No Place to Hide
03. Prototype
04. New World Order
05. To the Fallen
06. Discuss
07. Beef up Your Skills
08. Don’t Tread on Me
09. Feel the Fire
10. Get on My Trip