Tranne alcune scelte discutibili, i Manes hanno spinto la loro sperimentazione fino all’inverosimile (si può quasi parlare di un voltafaccia, senza alcuna esagerazione), raggiungendo territori che sarebbero apparsi impensabili all’alba della loro formazione e dei primi passi. Hanno osato, rischiando molto, ma l’hanno fatto continuando a portare con sé un nome dal sapore leggendario. E, tutto sommato, gli è anche andata bene. Dipende, ovviamente, da come li si ascolta. Poi arrivano i Manii con Kollaps, un disco “old-style”, che segna la rinascita del binomio Cernunnus/Sargatanas.
E loro cosa fanno? Cambiano nome e danno vita a una nuova creatura. Un creatura che però – dati alla mano – tanto nuova non è. Alla fine, le differenze sono minime: stesse carte, nome diverso, ma sempre musica di livello (buona musica, fortunatamente). Sotto certi aspetti, il nome Manes avrebbe potuto rendere di più in termini di visibilità. Insomma, chissà che dietro questa scelta non si nasconda una delle poche trovate davvero “non commerciali” rimaste in circolazione.
Parlare di Kollaps e dei Manii è relativamente semplice. Alla base c’è un black metal lento e agonizzante, che porta chiaramente il marchio di persone esperte, radicate nel genere da decenni. I vecchi Manes si intrecciano con suggestioni dilatate alla Burzum (basti pensare a Ei Sjæl som Sloknar), in un’andatura sempre più rallentata, quasi ipnotica. La fretta, qui, è bandita: è l’ultima cosa che questo disco vuole trasmettere. E in poco meno di 40 minuti, riesce perfettamente nel suo intento. La componente melodica è subdola, mai invadente, e non ostacola mai l’ascolto.
La voce di Sargatanas è velenosa e misantropica come sempre, e dà immediatamente la sensazione che “la superiorità sia salita in cattedra”: lacerante, strisciante, offre il tappeto ideale per il gelo persistente delle chitarre. Quando alcune melodie si “staccano” e prendono forma, si ha davvero l’impressione di trovarsi davanti a qualcosa di raro. Rarefatte, come già imbalsamate, queste melodie arrivano a noi intrise di una spettralità inquietante.
Kollaps regala diversi momenti di autentica intensità, brevi scorci di superiorità che sbocciano quando meno te lo aspetti. Tuttavia, la parola d’ordine resta linearità. Chi cerca cambi di tempo, stacchi repentini o anche solo un black atmosferico da headbanging lento, potrebbe restare deluso.
Mi risulta difficile assegnare un voto ai Manii, qualcosa che possa racchiudere o anche solo avvicinarsi al reale valore di Kollaps. Da un lato, il fattore nostalgia lo rende un oggetto prezioso per i fan della prima ora; dall’altro, la qualità del lavoro lo rende appetibile anche per chi si è affacciato alla scena solo di recente. E sinceramente, non ho nemmeno voglia di chiedermi quanto meglio si potesse fare. Questi 40 minuti scorrono via in modo così piacevole che ogni tentativo di critica viene spazzato via in automatico. Le domande più tortuose le lascio a voi. Tanto, alla fine, è solo nella nostra dimensione solitaria che troveremo risposte autentiche e confortevoli.
Summary
Avantgarde Music (2013)
Tracklist:
01.Skoddeheim
02.Liv-øydar
03.Likfugl Flaksar
04.Ei Sjæl Som Sloknar
05.Kaldt
06.Endelaust
07.Ei Beingrind I Dans
08.Avgrunns Djuv