Innerwoud – Mirre

Innerwoud – Mirre: contemplazione in quattro movimenti

Un manto oscuro, distributore di liturgiche vibrazioni, pronto ad estendere al massimo la sua “fioca” ma penetrante ombra. Sono passi guardinghi quelli compiuti dal nome Innerwoud in occasione del disco di debutto Mirre. Non potrebbero essere altrimenti, visto il mezzo scelto per muoverli. Il progetto vede coinvolto un solo personaggio e il suo violoncello.

Le idee alla base sono da subito molto chiare, parlano schiettamente, attraverso una lingua che fa della contemplazione la sua arma principale. La riflessione – e una certa immedesimazione – saranno più che determinanti, e dovranno scaturire in maniera naturale, senza la manifestazione del minimo sforzo. Però ve lo dico, se siete predisposti alla noia, dovrete subito scartare l’ipotesi di usufruirne. Non ci saranno difatti altri modi per stabilire la giusta connessione con Mirre e la sua “valanga” di note intime e intrusive.

Un viaggio dentro ritmi diluiti e visioni intime

Appena quattro i pezzi (meglio definirli movimenti). Quattro atti capaci di diluire in poco tempo una non comune enfasi ritmica. Note che comunicano molto, e in un modo tutto loro, capaci di iniziare un dialogo esclusivo a due con la nostra coscienza. Le stanze rimbombano, ed echi saranno pronti a richiamarne altri (Dar, l’opener, è davvero essenziale a riguardo), prima di lasciare spazio a dense parti di malinconia ritmica. Perfino gli andamenti più cupi (penso a Nachtkus) riescono nel compito di suscitare particolarità: ti lasciano in un immaginario misterioso e dai tratti pericolosi, ma mai si arriva a perdere contatto con l’anima principale che muove le sorti e le redini di questo cammino. Il fulcro di Mirre è – forse non a caso – da ricercarsi nella sua title track. Unico spaccato a concederci uno sguardo verso l’alto, sulla scia di quel timido “gorgheggio” vocale.

Questo di Innerwoud è il “minimal” che rapisce. Musica che ci lascia privi di parole, tanto all’ascolto quanto in sede di disamina. Non si trova molto da dire in questi casi (“quando la positività ti strega”), ma d’altronde, quando la partita giunge a certe sfere intime, non rimane altro da fare che spogliarsi da tutto e “consegnarsi” senza timore. La preparazione e l’intuizione di questo progetto belga sono avvertibili a pieni polmoni: ignorarle potrebbe essere un vero peccato.

Summary

Consouling Sounds (2015)

Tracklist:

01. Dar
02. Nachtkus
03. Mirre
04. Sterveling

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