SardoniS – III

Quaranta minuti scarsi di musica strumentale per i SardoniS, il loro III arriva pressapoco a tre anni di distanza dal precedente album, e conferma tutte le buone intenzioni confezionate in precedenza dalla formazione belga. La loro musica si può circoscrivere a pieno diritto su territori stoner/heavy-doom, ma non dovete pensarli fermi su loro stessi nel tentativo di fare passare lentamente i minuti.

Chitarra e batteria non faranno altro che badare all’essenzialità (l’una sospinge l’altra, una sorta di “magnetico matrimonio” il loro), vanno giù pesanti, immediate ma soprattutto “invasate”, sfruttando ogni oncia d’adrenalina data dal momento. I riff saranno camaleontici e spiccati nel loro senso d’adattabilità, si andrà dall’acido all’introspettivo sino a giungere su roboanti momenti da “ecco arrivare la cavalleria”. La capacità di evadere dagli schemi con semplicità è sicuramente l’arma migliore dei SardoniS, i quali non perdono tempo su lungaggini o stolte ripetizioni di sorta. I brani acquistano un loro preciso flusso, ed intrigano tanto più riescono a scavare in profondità. L’assenza di un accompagnatore vocale ci indirizza verso pensieri totalmente nostri, III da questo punto di vista diventa esattamente un nostro personale specchio emotivo, pronto a riflettere turbamenti e rabbie, e perché no qualche attimo di sospinta gioia.

Il disco non ti tiene troppo impegnato, non ti fa rimanere dentro confini obbligatori contro la tua volontà. La musica viene gestita come creazione, come atto immediato d’improvvisazione assoluta, solo accettandolo riusciremo a filtrarne la preziosa essenza, un’essenza che riporta molto al “primordiale” e a quando determinati pensieri erano decisamente più “lineari” e se vogliamo logici (la potenza sta nel riff). I SardoniS fanno parlare le loro poche armi, lo fanno più che bene ancora una volta, adoperano un linguaggio così semplice, che oggi capiranno davvero in pochi (una vera e propria beffa insomma).

III si muove fra sogno e realtà senza esprimere mai una volontà assoluta. E’ solamente espressione musicale, un cerchio aperto e capiente che trova sua degna chiusura con la lunga Forward To The Abyss (prima soporifera, poi scattante ed irriquieta).

Summary

Consouling Sounds (2015)

01. The Coming of Khan
02. Battering-Ram
03. Roaming the Valley
04. Ruined/Decay
05. Forward to the Abyss