Infestum – Monuments of Exalted

Infestum – Monuments of Exalted: un disco pronto a dettare una sua legge

I bielorussi Infestum si sono formati attorno l’anno duemila e prima di questo Monuments of Exalted avevano prodotto due full-lenght ed una manciata di EP. Purtroppo non ho avuto occasione di testare nulla prima di questa terza opera. Ma quel che è certo è che la curiosità è cresciuta a dismisura, soprattutto considerando la significativa distanza di sette anni dal precedente Ta Natas. L’album oggi protagonista, infatti, è riuscito ad attivare alcune particelle per me impossibili da ignorare. Non si parla di capolavoro sia chiaro, ma di un disco capace di elettrizzare a dovere tramite armi solide, ripetute e anestetizzanti. Insomma, qualcosa che si finisce con estrema velocità per adorare o disprezzare. Non ci saranno “le solite” vie di mezzo, o quantomeno non le reputo possibili in questo caso.

Dieci pezzi di cui uno strumentale ed una interessante e “smussata” cover di The Evil One dei Venom. La stampa su Lacerated Enemy Records avrà anche due ulteriori bonus track. La pozione degli Infestum si spiega adeguatamente tramite la fuoriuscita della vincente e perforante opener Void of Nebulae. Si va subito a nozze con ampie secchiate di sensazioni inumane, dal tatto industriale e in qualche modo pure sinfoniche (il nome Limbonic Art rimbalzerà abbastanza grazie a certe tipiche “cadenze”).

Ritmi spinti e marce trionfali: Tutto l’arsenale di Monuments of Exalted

Si va giù senza tentennare, con ritmi spinti e qualche vagante umore alla Mysticum. Persino i Dimmu Borgir si avvertono qui e là, soprattutto quelli del periodo Spiritual Black Dimensions/Puritanical Euphoric Misanthropia, il tutto senza rinnegare quel fare tipico delle formazioni dell’Est Europa. La seconda Ordo Infestum getta in parte il velo, mostrando tutto il grado di spavalderia insito nel DNA degli Infestum. I ragazzi sanno variare senza apportare vistose “differenze molecolari” nell’aria. Forse ancora meglio fa la deflagrante “cantilena” dal nome Iron Hammer upon the Skull of Slave, papabile “hit” dell’intero album (tutta la potenza del sound è asservita al vero trionfo) mentre con Temples of Mirrors assistiamo all’esibizione di una fredda e distaccata marcia trionfale.

Le tastiere sono usate con intelligenza (frustate apparentemente indolori), mentre le chitarre lavorano per creare un loro recinto di contenimento. E’ senz’altro buona anche la prestazione vocale, soprattutto per quanto riguarda le metriche che in alcuni casi faranno proprio la differenza (chi ha citato la fulminante Zero Beyond?). Ma se siete tra quelli che cercano sempre il pelo nell’uovo, cascate male con gli Infestum, i bielorussi portano difatti tutto il carico a destinazione senza sbagliare niente. Dapprima troveremo i reflussi “melodici” di Obsidian Exile, poi l’ira astrale di Renaissance per finire alla grande con i cinque minuti della title track.

Se le temperature prossime allo zero vi intrigano da sempre (anche se qualche volta sono come delle calamite e si lasciano trovare da sole, la copertina a tal proposito parla con chiarezza disarmante), Monuments of Exalted farà certamente al caso vostro. Non bisognerà far altro che lasciarlo risuonare nell’atmosfera a noi circostante, al resto ci penserà lui, senza l’implemento di alcun nostro sforzo. Un disco che ha la consistenza del granito, e a cui piace imporsi per “dettar legge”.

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Summary

Autoproduzione (2014), Lacerated Enemy Records (2014)

Tracklist:

01. Void of Nebulae
02. Ordo Infestum
03. Iron Hammer upon the Skull of Slave
04. Temples of Mirrors
05. The Art of the Beast
06. The Evil One (Venom cover)
07. Zero Beyond
08. Obsidian Exile
09. Renaissance
10. Monuments of Exalted

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