Hell – Submersus

Submersus: Arriva dopo otto anni la nuova discesa nell’abisso firmata Hell

Hell è il nome del progetto solista di M.S.W., e nella prima fase della sua carriera si è rivelato piuttosto prolifico, consegnando alle tenebre ben quattro album tra il 2009 e il 2017. Per ascoltare un nuovo capitolo abbiamo dovuto attendere otto lunghi anni. Fortunatamente l’alone di tragicità che da sempre avvolge la sua musica non ha perso intensità lungo la strada.

Submersus è il titolo del nuovo arrivato, e i suoi passi si muovono con calma e determinazione. E’ un lavoro che avanza in maniera produttiva e che non chiede mai di oltrepassare una certa soglia che resta in ogni caso decisamente estrema e ardita. È come una creatura sotterranea che scava e striscia con ostinazione, fino a raggiungere il fulcro del suo scopo. Come nebbia che sale da un infernale pozzo, questo disco si manifesta denso, cupo e opprimente, con suoni che sembrano nascere e proliferare da luoghi distanti e dimenticati.

Hevy è una traccia che reputo di grande importanza. Ci riconsegna in modo diretto e confidenziale lo sludge doom degli Hell al massimo della forma. Il riffing agisce con calma, ma conserva un potere erosivo sacro e maledetto, mentre la voce – trainante e disturbata quanto basta – aggiunge quel tocco malato che sarà libero di poter generare i consueti incubi.

Cinque movimenti, quaranta minuti: l’architettura priva di sbocchi di Submersus

La forma è ovviamente minimalista, ma il carico emotivo che ne deriva genera appieno l’impatto sperato. Abbiamo la presenza di cinque movimenti per poco più di quaranta minuti (il che, visto il genere è anche piuttosto “agile”) dove distorsioni e voci strazianti si fondono con arcigni passaggi dalla parvenza melodica. Submersus non è mosso da alcuna fretta, nessuna esplosione viene ricercata con ossessione tanto per fare. Il progetto Hell vuole creare tensione con il suo ritmo funebre e “calcolato”, e con un respiro trattenuto a lungo.

I passi di Gravis sono grassi e corrosivi, il brano conferma senza mezzi termini tutta la bontà respirata della prima traccia. La qualità da subito percepita non svanisce, e dopo il respiro dato dalla breve strumentale Factum possiamo terminare l’opera con la doppietta formata da Mortem e Bog. In particolare quest’ultima finirà a lottare per il ruolo di “mia prediletta” dell’intera uscita. Il suo passo che arriva da lontano non può che conquistare.

La compattezza e la solidità di questo lavoro sono talmente ben integrate che le tracce arrivano a “parlare” e funzionare da subito. Ed è proprio qui che scatta un approccio confidenziale, inedito per il genere e magari pure sorprendente. La sua dannazione ci arriva subito addosso, insinuandosi nel nostro spazio emotivo senza chiedere troppo il permesso.

Submersus è dunque un percorso oscuro, soffocante ma anche intimo (per non dire anche “infimo”). Qualcosa che richiede certamente pazienza e concentrazione, ma che offre in cambio un’esperienza sonora profonda sotto ogni aspetto. Un ritorno se vogliamo silenzioso ma anche difficile da scalfire o lavare via.

77%

Summary

Sentient Ruin Laboratories (2025)

Tracklist:

01. Hevy
02. Gravis
03. Factum
04. Mortem
05. Bog

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