Eternal White Trees – Prelude of Loss

Eternal White Trees – Prelude of Loss: un viaggio malinconico tra gothic, doom e dark metal

Gli Eternal White Trees sono una formazione italiana che si muove con cura su trame intense, modellando le sonorità oscure del gothic, doom e dark metal. Questo 2025 ha visto l’arrivo, sotto l’etichetta My Kingdom Music, del loro secondo album intitolato Prelude of Loss. Posso dire che ci troviamo di fronte a un vero e proprio “bel sentire”.

Il progetto nasce dall’incontro di tre musicisti dalla comprovata esperienza. Gerassimos Evangelou alla voce, già noto per il suo lavoro con Lord Agheros, Andrea Tilenni alla batteria e alle tastiere, mente del progetto Fear of Eternity, e Antonio Billè, chitarre e basso, ispirato collante tra le parti e presenza fondamentale nell’equilibrio sonoro della band.

Delicata sospensione, un gusto malinconico spiccato, subito evidenziato, calcato dentro una ferita da subito già insanabile. L’opener Time In A Candle è una traccia che vale più di tante articolazioni, un pezzo che ti spedisce subito laddove necessario, senza troppi fronzoli e con la dote della persuasione seduta ordinatamente dalla propria parte.

Un’opera solida e consapevole

E’ impressionante il coraggio ordito dagli Eternal White Trees nel costruire un monolite di questo tipo. Dentro Prelude of Loss si respira l’intero universo del gothic metal, con un gusto compositivo maturo, che non lascia spazio a compromessi o indecisioni. Addentrarsi tra i brani diventa un gesto naturale, quasi inevitabile, se si è legati a questo genere da tempo. Le influenze sono diverse, ma vengono rielaborate in modo tale da costruire un’identità personale e ben definita.

È vero, affrontare tutte le dodici tracce può rivelarsi impegnativo. Ma se si crea la giusta affinità, sarà difficile volerne uscire. La dedizione al genere è totale e si percepisce in ogni dettaglio, dalle linee vocali alle scelte strumentali. Si viene catturati in una “trappola funzionale” dove le emozioni diventano protagoniste assolute, elevandosi traccia dopo traccia in un’opera densa ma ben calibrata, che procede per tappe verso il proprio compimento.

La musica degli Eternal White Trees vi accoglierà nella sua peculiare comfort zone per circa un’ora. Sessanta minuti intensi, nei quali si potranno riconoscere echi di Swallow the Sun, Paradise Lost, Katatonia e Type O Negative. Influenze importanti, che si fondono con naturalezza a comporre un mosaico sonoro compatto, riflessivo e intriso di decadenza.

Impossibile restare impassibili di fronte a The Last Dance, dove le chitarre – figlie dirette del tocco di Greg Mackintosh – accompagnano l’ascoltatore tra fluttuazioni e smarrimenti. Anche i sette minuti di Pale Sun Sad Moon non sono da meno, profondità tagliente e un modo di trasportare l’ascoltatore che si merita l’encomio ((ho persino pensato al debutto Klimt 1918 come ulteriore tratto d’unione).

Tracce ida notare e atmosfere evocative

Nel percorso troveremo ancora la tenebrosa A Stranger Inside the Mirror, la spiazzante e ben eseguita cover di Such a Shame (Talk Talk), e i tratti oscuri, sinuosi e seducenti di Into the Abyss of Night. Resta impressa una qualità che non cede, te ne accorgi dietro l’andamento di ogni nuova “presenza” come può essere la vibrante ed intima The Army of Nothing, la danzante Upon The Moon o la discesa dalle tinte dark di And If You Have to Leave.

Armatevi di pazienza e lasciatevi trasportare. Entrate con criterio ed educazione dentro ogni traccia qui esposta. Lentamente (proprio come l’impronta musicale suggerisce) arriverete a comprenderne l’alto valore. Tutta la classe e l’esperienza che si nasconde sorniona dietro note che vi ritroverete a desiderare di calzare al primo chiaro segnale di “nostalgia interiore”.

In tempi in cui la musica spesso corre, loro rallentano. Non è un album da ascoltare con la fretta seduta al proprio fianco. Si tratta piuttosto di una stanza buia da sondare con lentezza.

77%

Summary

My Kingdom Music (2025)

Tracklist:

01. Time in a Candle
02. The Last Dance
03. Pale Sun Sad Moon
04. A Stranger Inside the Mirror
05. Not Anymore
06. Such a Shame (Talk Talk cover)
07. Into the Abyss of Night
08. Rest for a Moment
09. The Army of Nothing
10. Upon the Moon
11. And If You Have to Leave
12. Time Has Come

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