Enthroned – Ashspawn, quando l’esperienza incontra la fame
Giunti a questo punto, dopo tanti anni di attesa chi se lo poteva aspettare dagli Enthroned un disco del livello di Ashspawn? Qua si riparte con classe e fame, i primi capitoli della loro discografia vengono riavvicinati in valore ma con un metodo decisamente diverso. Un metodo capace di inglobare al suo interno ciò che erano in una parte della loro carriera (sound tritaossa alla Marduk), con qualcosa che li avvicina alle mutazioni apportate in seguito da Deathspell Omega e Abigor del binomio Fractal Possession/Time Is the Sulphur in the Veins of the Saints (qui però non si è mai troppo “cervellotici”).
Formazione a tre, con lo storico Nornagest accompagnanto da Menthor alla batteria e dal nuovo importantissimo innesto T. Kaos per quanto riguarda chitarre, basso e seconda voce.
Gli Enthroned con Ashspawn diventano una macchina perfettamente oliata. Le tre entità che orbitano oggi dietro il monicker hanno trovato quel tipo di intesa che ti rende apparentemente facile ogni cosa.
Gli Enthroned tornano così: autoritari, tortuosi e devastanti
Il panorama del black metal europeo si ritrova così a tenere in alta considerazione uno dei suoi pilastri più resilienti. Gli Enthroned tornano sulla scena con un lavoro che segna un cambio di frequenza rispetto al passato recente (c’è più centralità, più “massa” e voglia di conquistare totalmente l’ascoltatore). Questo nuovo capitolo (il secondo sotto le ali di Season of Mist) sceglie una via diversa e immersa nell’oscurità, più autoritaria, tortuosa ma anche levigata a dovere per riuscire ad entrare per vie dirette nelle nostre orecchie.
I brani si fanno carico di un potere persuasivo e rituale. Nonostante l’impatto sia sempre brutale, satanico e diretto, le composizioni rivelano una loro complessità stratificata che si apprezza ancor di più dopo diversi ascolti. Insomma, quando i riff iniziano ad agire godremo appieno dell’esperienza.
L’opener Crawling Temples e l’ultima Ashen Advocacy sono due brani che reputo monumentali. La prima apre con il suo riffing intricato, seducente e martoriante (come uscire poi da quel “Temples…Temples”), la seconda con i suoi otto minuti inizia con una strofa che ti entra dentro, per non parlare dell’accelerazione profusa a metà brano. Solo l’esperienza può farti scrivere un pezzo del genere.
Il potenziale assume forme massicce
Basilisk Triumphant è un altro pezzo massiccio e con molto potenziale: qui non si teme nessuno e da questo momento, da questi movimenti inquieti, iniziamo proprio a comprenderlo. Anche Stillborn Litany dà il suo prezioso contributo prima della doppietta formata da Raviasamin (questa all’inizio sembrava deboluccia ma poi l’ho rivalutata) e Sightless che cerca maggiormente l’onda d’urto e il caos. Nel mezzo la title track cerca di far combaciare incredibili rasoiate con parti cadenzate alla Morbid Angel: il risultato rappresenta una variante che spezza molto bene il disco a metà. Chysalid suggella il risultato di un disco riuscito in ogni componente.
La capacità di fondere tratti d’inquietudine e magnetismo tangibiletrasforma l’album in un’opera di lungo respiro. Ashspawn è in grado di scalare le gerarchie della loro discografia per posizionarsi già da ora tra i loro manifesti più iconici. C’era proprio bisogno degli Enthroned carichi di questa qualità.
Summary
Season of Mist (2025)
Tracklist:
01. Crawling Temples
02. Basilisk Triumphant
03. Stillborn Litany
04. Ashspawn
05. Raviasamin
06. Sightless
07. Chysalid
08. Ashen Advocacy


