Deprive – Into Oblivion: death/doom d’altri tempi, tra nostalgia e rigore sotterraneo
Deprive, one man band dalla Spagna, genere di riferimento death/doom metal. La nostalgia dovrà essere una caratteristica ben radicata in noi, l’unica via per poter affrontare in maniera adeguata questo primo full-length intitolato Into Oblivion.
Già mi immagino un plotone di vecchie barbe grigie ondeggiare estaticamente sui riff esposti da questo prodotto. Roba arrugginita, un suono capace di calarti in un’era ormai considerabile preistorica. È tutto molto bello, però: ogni cosa è riposta nella “location” giusta con la dovuta attenzione, chitarre taglienti ed evocatrici della giusta morte, sezione ritmica pulsante ma mai pindarica, bassi che plasmano e creano la profondità sperata. Anche il vocione si accoda a questa metodologia sempre più in disuso, ballonzolando qua e là in maniera fetida e straripante.
Vecchia scuola: tra Incantation, Asphyx e My Dying Bride
Into Oblivion sarà certamente approvato da chi è cresciuto a pane e Incantation/Asphyx, o dai fan dei Morbid Angel meno intricati (ascoltate le accelerazioni di Catacombs of Betrayal e magari qualche brivido vi assalirà), ma non va sottovalutata la presenza di una seconda vena, meno evidente ma sotto sotto altrettanto importante. Sto parlando di quella death/doom, e di certo non quella fraintendibile come “rose e fiori”. I riferimenti puntano ai primordi di Paradise Lost e My Dying Bride, e a tutto il fenomeno che si è propagato sulla scia dei loro primi lavori. Una volta unite queste due correnti potrete tranquillamente racchiudere la faccenda e immaginare l’essenza del prodotto.
Se pensate che un disco non sia mai veramente “fuori tempo”, con Into Oblivion avete trovato un nuovo valido motivo per la vostra crociata. I minuti volano (magari sarà anche vero che non riuscirà a tagliarvi o a lasciare cicatrici in modo speciale) su questi reiterati mezzi tempi, ognuno continuamente pestato sino all’ossessiva morte. La linea emotiva rimane inchiodata (oserei dire fissata) sul dare/non dare. Non attendetevi particolari lampi, perché non ne otterrete affatto. D’altro canto, però, la qualità c’è e rimane stabile, perfetta nella forma in cui si presenta: fatta e già finita.
Un ribollente calderone infernale, un caos proposto con ordine, pronto a colare da contenitori divenuti, mano a mano, sempre più piccoli. La sicurezza della certezza, perpetrata a rotazione, talmente bene che diventa difficile far emergere delle preferenze dal suddetto calderone (se proprio devo fare due nomi, mi ripeto nel dire Catacombs of Betrayal, aggiungendo la lugubre e cupa Infamous Ossuary of Tribulation). Al vostro cervello basterà solamente l’input, una partenza: sarà lì che poi deciderà se trovare la cosa confortevole o meno.
Demo bonus incluso: De Vermis Mysteriis aggiunge valore storico
Ad accompagnare Into Oblivion troviamo anche il demo De Vermis Mysteriis (2013). Ulteriori quattro canzoni in linea perfetta (diciamo che lo stacco non si avverte minimamente, forse giusto un pelo per la produzione) con le nove + outro dell’impalcatura principale. La mancanza di “lampi mozza-respiro” mi costringe a restare – un po’ a malincuore devo ammetterlo – un pochino basso. Nonostante ciò la release rilasciata dai Deprive merita sicura attenzione da chi di dovere.
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67%
Summary
Memento Mori (2015)
Tracklist:
01. Catacombs of Betrayal
02. Nightsky Revelation
03. Fall of Entropy
04. Infamous Ossuary of Tribulation
05. Dethroned Messiah
06. Apocryphal Mausoleum
07. Immemorial Ritual Beyond Death
08. An Oath of Necrotical Mist
09. Into Oblivion
10. Divine Blood of the Deceased
De Vermis Mysteriis (Demo)
11. The Arrival
12. Innards of Heaven
14. De Vermis Mysteriis
13. Below the Screams of the Dying