Death Infernal: la furia “Made in Sweden” dei Demonical
Dopo averci divertito l’anno precedente con gli Interment, Martin Schulman e Johan Jansson tornano alla ribalta nel 2011 con il monicker Demonical (nel 2009 usciva Hellsworn) per mietere nuove vittime sotto i colpi di un validissimo e purissimo disco dai connotati death metal svedesi. Qui sono affiancati da Sverker Widgren alla voce e Ronnie Bergerstål alla batteria.
Stessa rabbia e stessa intensità di sempre per questo lavorone di stampo classico. La Svezia non smetterà mai di stupire, e lavori come questo non fanno altro che rafforzare tale nobile pensiero. L’ascolto di Death Infernal è un trionfo autentico di tutto ciò che può essere considerato svedese, inerpicato com’è su gesta blasfeme e irruente, ben prodotte e affiancate da quel “melodic touch” – per il quale va tirata fuori la parola “magico” – così insano e classico da generare lacrime smaccatamente spontanee.
Aiutati da una produzione all’altezza, i Demonical piazzano la bellezza di nove brani entusiasmanti: uccisori rapidi e privi di ogni senso di rimorso. Non si finisce di esaltarsi per una traccia che prontamente si viene rapiti da quella in arrivo subito dopo.
The Arrival of Armageddon & Return in Flesh e quel doppio colpo al cuore
Resistere alla doppietta iniziale formata da The Arrival of Armageddon e Return in Flesh è già di per sé assai difficile. I due brani sono come una sorta di “gemelli siamesi”, da considerare inseparabili per l’economia del disco. La prima rappresenta l’ideale opener schiacciasassi, la seconda inghiotte e vortica con uno stile chiuso e morboso.
Una tipica chitarra grassa a motosega dà vita a riff tanto incandescenti quanto tipici. Esemplare perfetto è Black Inferno (certi retrogusti melodici mi portano a scomodare il binomio Dissection/Unanimated), mentre la seguente Ravenous sigilla una prima parte di disco da considerare semplicemente superlativa.
Ma come friggono quelle chitarre! Un sound che non ti dà nemmeno il tempo di realizzare lo stato di schiavitù al quale verremo sottoposti. March for Victory sarà poi una tappa fondamentale di tutto Death Infernal, ideale esempio di come si possano comporre melodie di valore senza mai rinunciare in alcun modo alla ferocia. Particolarmente ottima la prova del cantante su questo pezzo dalle chiare influenze Unleashed. Da parte sua Slain Warriors non farà che bissare tale sensazione.
Intanto si prosegue, e sarà meglio preservare l’incolumità del nostro collo, messo a dura prova da una velocissima Through Hellfire (doverosi gli applausi per il rallentamento), prima di essere inghiottiti dal finale, composto dalle valide mosse di All Will Perish (The Final Liberation), Slain Warriors e Darkness Awaits.
La discografia dei Dismember non vi basta mai? Gli Entombed vi hanno soddisfatto per troppo poco tempo? Bene, allora qui avete i “succosi” Demonical con il loro Death Infernal. Un disco che promette subito di sopperire a tali mancanze. Perderselo sarebbe un peccato davvero imperdonabile. Uno dei migliori dischi del genere dopo i soliti e usurati capolavori.
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75%
Summary
Cyclone Empire (2011), Agonia Records (2021)
Tracklist:
01. The Arrival of Armageddon
02. Return in Flesh
03. Black Inferno
04. Ravenous
05. March for Victory
06. Through Hellfire
07. All Will Perish (The Final Liberation)
08. Slain Warriors
09. Darkness Awaits