PaleMoon: I Corpus Christii tornano con un album feroce, diretto e senza compromessi
Troppo classici, poco particolari – e poco fruttuosi – per il bacino d’utenza della Candlelight Records. Meglio fare un passo indietro in termini di visibilità e affidare le proprie ignobiltà sonore alla fiera Folter Records. Questo “scossone” ha richiesto ben quattro anni di assestamento, ma ora siamo nuovamente tutti qui: diabolici, rampanti, e pronti a parlare entusiasticamente del nuovo (e settimo) album dei Corpus Christii intitolato PaleMoon.
Un ritorno discografico che, in cuor tuo, stavi aspettando. Di quelli che ti ringraziano per l’attesa, per il fatto di “esserci ancora”. Sembra dire: “Esisto per voi, approfittatene, perché siamo sempre meno”. E noi l’invito lo prendiamo al volo. PErché il settimo sigillo dei Corpus Christii è di quelli tanto attesi: un pugno diretto che non ammette repliche.
Se il precedente Luciferian Frequencies poteva far presagire imminenti (e sotto certi aspetti “nobili”) cambiamenti sonori, così non è stato. PaleMoon dichiara tutto l’amore per il black metal nudo e crudo (con grondante fertilità), coltivato faticosamente in Portogallo ma con lo sguardo sempre vigile verso i nomi più noti e altisonanti della scena. Nocturnus Horrendus lo ha dimostrato anche con i Morte Incandescente: si può essere derivativi quanto si vuole, senza per questo mancare il bersaglio. La carriera dei Corpus Christii è lì a testimoniarlo, e questo 2015 lo riconferma poderosamente, per l’ennesima volta.
Chitarre, odio e precisione: l’architettura del suono
In questo caso ci troviamo su “agili” quaranta minuti. I nuovi chiodi piantati non concedono respiro: le chitarre comprimono, restano – come da tradizione – strette e vicine, sempre pronte al linciaggio. Ogni elemento è riposto e offerto con cura. Ovviamente, sono loro a guidare l’attacco: straordinariamente chiuse, ma melodiche quando e dove serve, coadiuvate da una batteria “bendata” che pensa solo a spingere in maniera indiavolata. Il suono è arido ma, in qualche modo, ricco. In sintesi: è esattamente ciò che serve. Il terreno ideale per le vocals di Nocturnus Horrendus, a cui è concesso di spaziare con tutto il suo range vocale. Adesso più grosso, poi velenoso, colmo d’odio e malevolo.
La tracklist non concede nulla ai poveri diavoli in ascolto. A stupire è la qualità: immediatezza pura, nient’altro serve sapere prima di preparare i conti del caso. È sempre difficile immaginare l’uscita di un disco del genere dopo una carriera così lunga. Eppure PaleMoon si candida, senza patemi, come una delle migliori uscite di sempre a marchio Corpus Christii. Fare questo alla soglia del settimo album non è da tutti, soprattutto quando non si cambia eccessivamente il raggio sonoro adottato.
Così verremo attaccati da Far Beyond the Light prima e Under Beastcraft poi, mentre The Great Death è inattaccabile per realizzazione e spirito classico animato. Non ci sono vere e proprie spaccature, ma se proprio vogliamo individuarne una, questa comincia con Eternal Bliss, quasi “moderata” rispetto alle tre che la precedono, ma comunque pregna di quella carica odiosa che regna incontrastata.
Dalla dannazione alla catarsi: l’epilogo secondo Corpus Christii
Last Eclipse, in poco più di tre minuti, spiega l’ideale vangelo secondo la formazione portoghese, mentre il ritmo scandito di Night of Flaming Hatred è pronto a concedere la beata e fortemente richiesta dannazione (quelle impervie armonie sono così affascinanti). A questo punto siamo ben dentro al disco. Nessuna parola, nessun movimento. I Corpus Christii possono fare di noi ciò che vogliono, e rincarano la dose con From Darkness to Total Blackness prima e Livid Night poi. La prima spiega bene i loro metodi “introspettivi” ma al contempo pungenti, la seconda arriva a scorticare per il modo in cui “sale”. Carving a Light in Me è una degna chiusura. L’ultimo trionfo che non disperde un solo centimetro d’odio, definitiva prova di gelida e putrescente maestosità.
C’è ancora la possibilità di entrare in contatto con dischi livellati in territorio black metal, lavori che non ti fanno mai uscire dalle loro putride note, capaci di omettere noia e quelle brutte sensazioni in eccesso. Qui si resta focalizzati sul prodotto per tutta la sua interezza. Completamente consenzienti, ci consegneremo nelle mani sapienti dei Corpus Christii.
Un po’ più cattivi o cinici rispetto a prima, ma anche certamente più soddisfatti.
-
77%
Summary
Folter Records (2015)
Tracklist:
01. Far Beyond the Light
02. Under Beastcraft
03. The Great Death
04. Eternal Bliss
05. Last Eclipse
06. Being
07. Night of Flaming Hatred
08. From Darkness to Total Blackness
09. Livid Night
10. Carving a Light in Me