Primo ep per i brasiliani Blaspherion che sembrano aver intenzione di smuovere le acque dopo il demo intitolato Dead, ormai disperso fra i ricordi di chissà chi e datato 2005.
C’è sicuramente poco da dire al momento, la band ha fatto troppo poco e la ruggine deve essere ancora levigata a dovere prima di poter sparare un qualche tipo di sentenza più o meno veritiera. Quindi, non mi resta altro che spendere qualche parola “tiepida” per questo Restus Corpus e i suoi 3 rozzi brani più intro.
I Blaspherion picchiano oscuramente per dieci rapidi minuti e il loro death metal affonda le radici dentro una fitta melma di vecchio/ordinario stampo. E non c’è altro posto dove vorrebbe soggiornare, il compito è quello di ricordarci di quando le cose andavano bene così, opportunamente cupe, sozze e primordiali, con l’aggiunta del classico timbro sudamericano che in questi casi riesce sempre a salvare la barca grazie a livelli di ferocia e cocente barbaria tutto sommato accettabili.
Il rito inizia con la preghiera Transmutação das almas, introduzione occulta che lancia le tre brevi e sulfuree bastonate Causa Mortis, title track e Queime a Igreja. Irruenza, accelerazioni thrash e tanto marciume non si faranno attendere nello stendere un velo appiccicoso bagnato a dovere da un growl animalesco e ricamatore di quelle strofe spezzate per le quali non puoi proprio evitare di tifare.
Summary
Autoproduzione (2017)
Tracklist:
01. Transmutação das almas
02. Causa Mortis
03. Restus Corpus
04. Queime a Igreja