Brzask – Der Wanderer im Riesengebirge

Der Wanderer im Riesengebirge: Il debutto feroce dei Brzask

Der Wanderer im Riesengebirge non è affatto un ascolto facile da digerire. Questo primo album dei polacchi Brzask si presenta fin da subito come un’opera intransigente. Una furia ampia e irrequieta flagella l’aria, una furia tutt’altro che scontata, che mira innanzitutto a espandersi, senza preoccuparsi delle buone maniere.

Nati tra le cime nebbiose dei Monti dei Giganti, i Brzask hanno saputo trasformare l’atmosfera cupa e arcana della loro terra in paesaggi sonori taglienti, duri e introspettivi. La musica che ne scaturisce è selvaggia. Parla per mezzo di un black metal dall’essenza brutale, che non ammette repliche e trova rifugio nelle sue amate montagne, aspre e solitarie.

Devo ammettere che, anche dopo diversi ascolti, continuo a sentirmi “freddo” nei loro confronti. Fatico a stabilire una connessione profonda, sebbene il valore dell’opera sia talvolta innegabile nella sua nudità primitiva. Der Wanderer im Riesengebirge è un disco che sfida i limiti: un’opera grezza, barbara, che si arrampica tra le radici del black metal e le contamina con una crudezza viscerale.

Black metal d’altri tempi, tra radici e visioni

Lo spirito “old school” è molto presente, soprattutto nel modo imprevedibile in cui emergono certe melodie affascinanti. A tratti mi hanno fatto pensare ai Dissection, in altri momenti ai Satyricon, anche se il canale espressivo scelto dai Brzask è del tutto personale e fortemente radicato nella propria terra. Eppure, spesso sento una distanza, una freddezza che si frappone tra me e la loro musica, come un muro che impedisce un abbandono totale all’ascolto.

Va però detto che la loro capacità di fondere asprezza e melodia è degna di attenzione. I Brzask sono tutt’altro che prevedibili, e proprio questa loro attitudine rende l’ascolto particolarmente intrigante, anche quando non colpisce con forza immediata.

Frozen Horizon continua a mettermi alla prova, ma dopo ripetuti ascolti sento che alcune resistenze iniziano a vacillare. La title track, invece, compie egregiamente il suo dovere: passaggi oscuri e mutevoli danno forma a un brano denso e coinvolgente. Anche Ravens of Łomnica si distingue per la sua carica narrativa, riuscendo a dar voce – in musica – a leggende cupe e mai banali.

Il percorso prosegue con The Herbalist, composizione che ribadisce la natura imprevedibile dell’album, mentre Spring of the Sacred Elbe sprigiona una forza ormai pienamente consapevole, che culmina con impeto nella conclusiva A Tale of Sand and Fire.

Der Wanderer im Riesengebirge è il modo in cui i Brzask rendono omaggio alla loro terra. Si tratta di un’opera dura come la roccia, priva di compromessi, che trasforma il folklore montano in puro flusso black metal.

67%

Summary

Vendetta Records (2025)

Tracklist:

01. Intro
02. Frozen Horizon
03. Der Wanderer im Riesengebirge
04. Ravens of Łomnica
05. The Herbalist
06. Spring of the Sacred Elbe
07. A Tale of Sand and Fire

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