Salta al contenuto Passa al menu principale
Logo della webzine musicale Disfactory.it
  • Hot Noize
  • Recensioni
    • Black Metal/Heathen Tones
    • Death Metal/Melodic Death Metal
    • Heavy/Power/Classic Metal
    • Thrash Metal/Violent Frequencies/Post Metal
    • Gothic Metal/Doom Metal/Sludge Rituals
    • Dark/Alternative/Folk
  • Articoli e Live Report
  • From the Past

Cerca nel sito

Info

  • Nekrolog
    • Contatti
  • Privacy Policy
  • Recensioni 2025
  • Hot Noize
  • Recensioni
    • Black Metal/Heathen Tones
    • Death Metal/Melodic Death Metal
    • Heavy/Power/Classic Metal
    • Thrash Metal/Violent Frequencies/Post Metal
    • Gothic Metal/Doom Metal/Sludge Rituals
    • Dark/Alternative/Folk
  • Articoli e Live Report
  • From the Past

Cerca nel sito

Info

  • Nekrolog
    • Contatti
  • Privacy Policy
  • Recensioni 2025
Copertina dell'album The Great Escape degli An Ocean of Void

An Ocean of Void – The Great Escape

An Ocean of Void: il debutto dalla Francia che sfugge alle etichette

Interessante debutto in casa Francia con gli An Ocean of Void e il loro “spleen” intitolato The Great Escape.

La formazione se la prende “comoda” e sforna un capitolo iniziatico bello denso, che spicca per creazione, sentimento e indubbie capacità trasformative. Non sarà infatti molto semplice riuscire a inquadrare la band in un’area precisa o circoscritta, né attribuirle una delle solite etichette di facciata che servono solo a liquidare in poche parole la musica implicata. Tirerei fuori post metal/rock e progressive. Ma il rischio di deludere gli affezionati di entrambe le fazioni è quantomeno concreto, proprio perché gli An Ocean of Void evitano di fornire indizi evidenti, sia da una parte che dall’altra. Con il loro modo d’operare “blando” ed eclettico riescono insomma a generare parecchia confusione. Ed è bene così, come se percepissimo l’anima del prodotto senza poterla definire esattamente o concretamente.

Una produzione che respira e il feeling al centro di The Great Escape

Uno dei punti forti l’ho trovato subito nella produzione: non esageratamente limpida, ma reattiva quando si tratta di far parlare la parola “feeling”. Non ci sono particolari ghirigori perché finisci col “respirare” ogni nota profusa da parte di ogni strumento, senza correre il rischio di finire a lottare fra uno sbadiglio e l’altro. Certamente c’è ancora da lavorare per incattivire una platea più vasta ed esigente, ma come album di debutto (possiamo dire che la sua innata forza è da ricercarsi proprio nel suo essere un’opera prima, amabilmente “avulsa” e priva di ogni tipo di “schema”) The Great Escape vale proprio quanto una gustosa leccornia.

La breve introduzione di Diving in the Deepest Sea ci depone su Enigma, brano in grado di spiegare armoniosamente le varie sfaccettature della band (inizio alla Opeth e proseguimento bello acceso). Silent Storm ci mette in bocca un altro nome di probabile e fondamentale importanza per la band francese. Mi riferisco ai Pain of Salvation e alla loro carismatica impronta. Sicuramente The Great Escape finirà per rappresentare un importante sassolino a tal proposito. Si farà di tutto per mantenere alto il gusto dell’album. Con la classica forma-canzone che viene spesso e volentieri “evasa” a favore di piccoli, quanto improvvisi, pungenti viaggi (occorre citare Resonance a questo punto). Nella seconda parte spiccano la settantiana – ma non solo – ed elegante Behind Red Clouds e la decisa A Faded Light (posta nel mezzo delle due parti denominate An Ocean of Void).

Eleganza e ruvidità: Eccolo il contrasto che conquista

Le note fluttuano indolori, pregne di voglia di fare e di mostrare la vera anima che le abita. L’appetito vien mangiando, e più ci inoltreremo nel prodotto più ci verrà voglia di analizzarne gli aspetti e i suoi “perché”. Di sicuro si va a creare un bel contrasto fra eleganza strumentale e ruvidità vocale, un mix di sapori pronti a irrompere in presa diretta. Piace dunque The Great Escape. Piace senza farti capire quasi come mai e questa sensazione devo ammettere mi “sconfinfera” non poco. Perciò la lascio libera di agire a piacimento. Il disco s’impreziosisce sicuramente anche per merito di una copertina a dir poco metafisica.

  • 70%
    - 70%
70%

Summary

Inverse Records (2015)

Tracklist:

01. Diving in the Deepest Sea
02. Enigma
03. Silent Storm
04. Resonance
05. Behind Red Clouds
06. An Ocean of Void Part. I
07. A Faded Light
08. An Ocean of Void Part. II

Related posts:

Copertina dell'album Escape from Leviathan dei Subliminal FearSubliminal Fear – Escape from Leviathan Copertina dell'album Escape Of Pozoj dei Johann Wolfgang PozojJohann Wolfgang Pozoj – Escape Of Pozoj Germ – Escape
  • Data dell'articolo
    30 Novembre 2015
  • Pubblicato da
    Duke
  • Pubblicato in Dark/Alternative/Folk, Recensioni, Thrash Metal/Violent Frequencies/Post Metal
  • Taggato con An Ocean of Void, Inverse Records
Articolo precedente: Kaiserreich – Ravencrowned Articolo successivo: Coldworker – The Doomsayer’s Call

CommentaAnnulla risposta

Tema di Anders Norén

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi