Nel fango e nella furia: I Cowards con Rise To Infamy distribuiscono pugni nello stomaco
Rise To Infamy è il secondo album dei francesi Cowards, un affare che si svolge sotto l’attenzione della Throatruiner Records, etichetta sempre foriera di uscite tanto apprezzabili quanto ghiotte.
L’attacco è diretto e punta deciso al volto, abrasivo come non mai, scandito con ritmo (simile all’opera di piallatura di un falegname) e notevole fame. Giunti al termine del percorso, in cambio, otterremo solo ossessione, violenza e disagio, tutti elementi abilmente alternati fra loro, a seconda dei momenti.
Non si scappa. E’ questo l’unico insegnamento che si lascia alle spalle Rise To Infamy. L’aggressione è pressoché costante, tanto da arrivare inevitabilmente a soffocare. Le chitarre infliggono lacerazioni immediate, lasciandoci vagare con ferite aperte, ben esposte. Se a questo aggiungiamo la perenne sensazione di rabbia e frustrazione (una pura malattia sfogata) trasmessa dalla voce, si capisce subito quanto sia vano ipotizzare anche la minima via di fuga.
I Cowards si piazzano lì, dritti in faccia, e iniziano a colpire. Non c’è alcun ammiccamento all’ascoltatore. L’unico scopo è intralciarlo il più a lungo possibile. Una volta compreso questo, si potrà decidere se accettare la sfida o meno, se quei quaranta minuti di devastazione fanno al caso nostro. A dire il vero, non è mai semplice affrontare un’intensità così accuratamente sviscerata. E’ come se ci venisse messo davanti tutto il marcio del mondo. E se riusciamo ad accettarlo, bene. Altrimenti, non ci resta che fingere.
Tra sludge, hardcore e black metal: un equilibrio corrosivo
Sludge, hardcore e black metal si fondono qui dentro in un caos sonoro dove ogni stile è complemento dell’altro. La fusione può dirsi, in un certo senso, perfetta: le sensazioni sono miscelate in modo consapevole e preciso, senza predominanze nette, ma con un folle, particolare equilibrio.
Caos ciondolante, sfogo dannato, marce esalazioni e disorientamento generale sono le fondamenta della ricetta di Rise To Infamy. Una ricetta che parte fortissimo con Shame Along Shame – non a caso capace di perforare e restare impressa con prepotenza – e che si trascina dietro chitarre fuse, colanti in tutta la loro ingombranza.
Col tempo si comincia a familiarizzare con le tappe del disco (dieci urticanti comandamenti), imparando a riconoscerle oltre la macellazione globale, che rimane comunque l’arma migliore e, alla lunga, la più appagante, proprio grazie all’intensità sprigionata. Il vero problema starà lì, alla fine: nella nostra capacità di reggere l’urto, di sopravvivere agli attacchi in successione. Se ci riuscirete, allora il vostro giudizio non sarà troppo lontano dal mio.
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72%
Riassunto
Throatruiner Records / Ruins Records (2015)
Tracklist:
01. Shame Along Shame
02. Never to Shine
03. Frustration (Is My Girl)
04. Beyond My Hands
05. Birth of the Sadistic Son
06. Low Esteem
07. Anything but the Highroad
08. Wish for Infamy
09. Bend the Knee
10. So Easy