Sono passati un bel po’ di anni dall’uscita di Deimos XIII e dei Woods of Belial non si è saputo più nulla. Il loro fascino però è racchiuso anche in questo e chissà, magari un giorno ritorneranno con qualcosa di nuovo (magari facciamo leva sulla voglia di variare stile di Ville Sorvali dei Moonsorrow ?).
Appena uscì il disco mi ci avvicinai con cautela, incuriosito dal nome e con parecchi punti interrogativi in testa, mi chiedevo: “cosa diamine tira fuori la Firebox Records?? Di punto in bianco si concede al black metal??”. Il monicker e l’aspetto grafico utilizzato dalla band facevano pensare questo .
Ma poi, dopo aver premuto play tutto ritornava alla normalità (almeno quella di pensiero), perché quello che si ascoltava non era esattamente definibile come “routine”. Dentro la confezione si può leggere la definizione di “suicide doom“, ma la definizione più calzante secondo me diventò ben presto “horror doom“. A dirlo era un sound lercio, molto prepotente al contatto e con un’atmosfera a dir poco agghiacciante. Si avvertiva un costante senso di pericolo e le minacce erano opportunamente disseminate ovunque.
Non capita spesso di ascoltare un disco così oscuro e malato come Deimos XIII, sopratutto così personale. Andremo incontro ad una forte meccanicità di fondo nelle chitarre (pesanti come piombo nello scandire il ritmo), le quali si manifesteranno sempre in maniera sicura, solida e potente, annichilendo l’ascoltatore dopo pochi minuti. Ad apportare ulteriore fascino ci pensa poi un programming disturbante, un mantra che ama starsene spesso in disparte, accontentandosi di far pesare la propria presenza.
Più fondamentale invece quelle poche volte che prende lo scettro per insozzare meglio l’insieme, la musica acquisisce tinte fosche, opprimenti, deviate, dominate da una freddezza subito palpabile e da incursioni “sinfoniche” completamente malate. In fase visualizzazione siamo anche aiutati anche dal tetro artwork che ci mostra ambienti vuoti ed abbandonati e la non completa visibilità dei 3 direttori d’orchestra (quando il mistero conferisce il suo prezioso aiuto).
Potete pure riporre le speranze di fronte ai loro orrori sonori, i brani dei Woods of Belial vivono come se fossero comandati da un sacro flusso d’improvvisazione, si passa da arcigni mid-tempo a parti semi-sinfoniche, oppure momenti dark ambient che si tramutano ben presto in una sorta di grasso impatto totale. Potrebbero generare molta noia a causa della loro freddezza, e dal fatto di portare sempre il brano di turno verso certi “eccessi”. Ma se si riuscirà ad entrare in contatto con la loro musica, si noterà da subito una certa quanto forte vena creativa, e senza rendercene conto saremo lì ad ondeggiare mentre il muro sonoro creato dalla chitarre si lavora – oscuramente – le nostre spalle (come esempio potrebbe bastare la sola Desolate).
Il cantato non segue alcuna regola ben precisa e se in Desolate si presenta quasi come un “growl incompleto”, nella terza Halla vive molto su deviati giochi d’effetto. Quindi anche da questo versante abbiamo un qualcosa di poco definito che va di pari passo con la musica. Sono diversi gli umori che riescono a conferire, oltre a quelli già elencati aggiungerei anche una certa dose di distanza, ma sopratutto l’onnipresente disagio, e credo che ogni persona che gli si avvicini possa percepirlo distintamente. Questo è il fascino imbastito da questi folli finlandesi che ci mostrano il lato nascosto ma ben presente della loro terra.
Provate ad uscire inermi dai diciassette minuti di The 13th Horror e dai suoi rintocchi d’autentica follia, se riuscite a resistere o a stare ancora in piedi, ci penserà Pervertum II a tramortirvi in maniera definitiva con i suoi undici minuti dark ambient desolanti ed ossessivi, una rampa di lancio per il vuoto più assoluto.
Deimos XIII è il classico prodotto che mi getta nello sconforto più totale quando giunge il fatidico momento di doverlo definire con un voto. Meglio non pensarci ulteriormente e lasciare lo spazio completamente vuoto, credo che da qualche parte, in fondo-fondo anche loro apprezzeranno.
Summary
Firebox Records (2003)
01. Worm Of Na’Ruq
02. Desolate
03. Halla
04. The 13th Horror
05. Pervertum II