Wampyric Rites – The Eternal Melancholy of the Wampyre

Dall’Ecuador ciò che non ti aspetti…

I Wampyric Rites sono “carne fresca” all’interno della scena black metal, hanno difatti iniziato le loro attività da poco (si parla del 2019), ma da quel momento non hanno più smesso di partorire e sputare fuori musica attraverso forme demo, split, ep o di singoli vari. Questa sorta di allenamento li ha certamente aiutati a costruire un debutto che tutto sommato si lascia accogliere bene. The Eternal Melancholy of the Wampyre diventa così la prima opera corposa del terzetto, e ci arriva per mezzo di una accoppiata logo-copertina capace di evocare da subito il monicker Drowning the Light. Però, non ci vorrà molto a capire che i fili tirati dagli Wampyric Rites tendono più che altro a buttare l’occhio sui Gorgoroth e verso le deformità della Francia più fetida e marcia

Tuttavia arriva a sussistere un velo malinconico che forse non ti potevi aspettare alla partenza, ed il merito non sarà solo della opener strumentale Ancient Spectres of the Forlorn Forest (capace di alternare a dovere atmosfera e violenza), perché tale atmosfera verrà issata con discreta sicurezza anche dalle restanti cinque composizioni. Le mosse non sono mai avventate e il gusto finale non può che approvare questo muoversi con sicurezza all’interno del genere.

I Wampyric Rites si buttano senza timore su brani lunghi, secchi, insistenti, e ne escono vincenti perché il loro disco riescono comunque a condurlo a casa, preciso e grezzo quanto basta, così come dev’essere insomma. All’interno di The Eternal Melancholy of the Wampyre regna la passione per il semplice, per la rudezza conclamata, ma affiancata dalla pressione di voler esibire uno spiccato spirito nostalgico e trasportante. E’ veleno sopra al quale potrà dormire sonni tranquilli solo l’ascoltatore di black metal primordiale poco avvezzo ai tecnicismi, quello capace di affondare (ma anche riemergere) da dentro specifiche lungaggini. Le varie componenti appaiono ben costruite e sanno distribuire a modo qualità di violenza, oscurità e depressione.

E’ “un niente di che” che finisce a stabilire un contatto interessante e delle leggi tanto semplici quanto chiare da comprendere. Non è certamente scontato ricevere della musica così marcia ed intraprendente allo stesso tempo, soprattutto non lo è se pensiamo ai minuti accatastati gli uni sugli altri che sembrano chiedere silenziosamente ma con insistenza all’ascoltatore più annoiato di mollare la presa. Eppure c’è della sostanza dentro questi freddi solchi e la title track in tutta la sua crudezza riesce ad esprimerla a dovere.

Musica “da cantina” o se preferite da segrete di un castello ma in ogni caso adorabile se guardata dal mio punto di vista. Probabilmente devono ancora mangiare molte pagnottelle i Wampyric Rites per poter spiccare, ma questo debutto (e tutta la sua basilarità) riesce a convincermi ad ogni ascolto.

Spirito antico, riffing concitato ma mai caotico e vampiri malinconici: cosa volere di più?

65%

Summary

Inferna Profundus Records (2021)

Tracklist:

1. Ancient Specters of the Forlorn Forest

2. As Light is Absorbed by Darkness

3. Tyrant’s Blood

4. The Eternal Melancholy of the Wampyre

5. Grim Funeral Inside the Dusty Dungeons of Time

6. Under an Amethyst Sky