Vredensdal – Sonic Devotion To Darkness

E’ datato 2019 il primo album a nome Vredensdal e di tutto si può dire tranne che il leader Goblin Reaper sia stato nel mentre con le mani in mano. La formazione americana (con appena integrato bassista norvegese) taglia in questo 2023 il traguardo del quarto full-lenght e per l’occasione si rifà lo smalto grazie all’affiancamento della “potenza” Soulseller Records.

L’etichetta olandese è stata molto attenta alle dinamiche del black metal e negli ultimi anni oltre a ristampare dischi d’epoca si è data da fare anche con alcune nuove proposte di rilievo. Non ricordo grosse sperimentazioni però, e il monicker Vredensdal continua senza scrupoli tale virulenta tradizione.

Sonic Devotion To Darkness è così un disco classico e “molto buio”, ma che nel suo classico ci sguazza più che bene (e sa come divagare). La tracklist non nasconde le proprie potenzialità e si lascia rapire da un lavoro di chitarra oculato, cigolante e primordiale (capace di spaziare tra vecchie rasoiate, gelo e spinosi rallentamenti). Sembra davvero di essere tornati su certi discorsi norvegesi che orbitavano alle spalle dei grandi nomi sul finire degli anni ‘90 e questo è forse il miglior premio oltre a motivo di sollazzo per chi saprà come cibarsi all’interno di questi densi tre quarti d’ora di durata.

I brani di Sonic Devotion To Darkness acquistano volume con lo scorrere degli ascolti. Inizialmente potrebbe suscitare “sensi di piattezza”, ma se si riuscirà a superare lo scoglio iniziale l’esperienza dovrebbe giungere su livelli consoni. Penso alle sensazioni in crescendo date da The Eye in the Well, dall’aria torbida di Nightgrasp e title track sino a giungere alle incisioni ondeggianti di Cyclical Despondency, alla spettrale Svøpt I Blod e le ottime My Right to the Throne e Eyes Glowing Black.

I Vredensdal si cibano di materiale avanzato e riescono ad utilizzarlo al meglio per far viaggiare il proprio, particolare e stagionato organismo. Non chiedete a Sonic Devotion To Darkness la luna e riuscirete infine a trarci il meritato profitto. Un disco che richiede a gran voce confidenza, null’altro.

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