I Vorder sono il nuovo ed ennesimo progetto proveniente dalla Svezia (per essere precisi si tratta dell’estensione del nome V, avevano parlato del loro Pathogenisis in passato). Spiccano all’interno della line up il batterista Daniel Liljekvist (Katatonia, In Mourning ed attualmente Grand Cadaver) e il cantante chitarrista Andreas Baier ai quali si aggiungono Marcus Lindqvist (basso) e Jonas Gryth (chitarra).
False Haven è il loro nuovo modo di bussare alle porte dell’essere e ci arriva tramite Suicide Records, etichetta svedese che nel tempo è riuscita a farsi notare per un suo tratto abbastanza distintivo. Tratto che prosegue un certo percorso anche oggi, grazie ai Vorder e al loro concentrato miscuglio malinconico/depressivo fatto di melodic doom e post metal.
I quaranta minuti di False Haven hanno bisogno di tempo e di cure prima di poter “spiccare il volo” verso gli obiettivi prefissati. Nonostante ciò l’album riesce ad impattare positivamente già durante il dovuto periodo conoscitivo grazie a perle come la vibrante opener Introspective e soprattutto l’ultima e più diluita Come Undone, qui i Nostri arrivano a scovare l’apice della loro arte e si congedano lasciandoci beffardamente con ancora del sano ed autoritario appetito addosso.
I Vorder non concepiscono visioni soleggiate all’interno della loro musica. Lungo le articolazioni di False Haven verremo protetti da una nube ritmica caliginosa, ricca di sofferenza eppure mai esageratamente estrema nei suoi ampi e circolari discorsi. La band ci sa fare, agisce a “strati” e le cose escono fuori dai pezzi (penso alla breve title track capace di spaziare restando però concentrata sul mood) con gusto ed effetti dinamici ben calibrati.
Se è un certo tipo di “anestesia musicale” quella che andate cercando i Vorder potranno saziare il lato più negativo della vostra persona. Chiusi dentro una bolla atmosferica verremo sballottati dentro un mondo grigio, un mondo che non nasconde una certa lucentezza opaca (buio e chiarore si incollano in una maniera che sa molto di implacabile e plumbea alba); in grado di far riflettere a dovere l’operato degli strumenti (saranno atti calibrati, essenziali, e tutto trova rifugio nell’economia generale dei pezzi).
Pratici eppure a loro modo coraggiosi ad uscirsene così. I Vorder agiscono ormai da navigate creature e ci confezionano un disco in grado di conferire all’insieme una buona dose di “freddo magnetismo”. Un ascolto da lasciare fluire senza pretese, sperando che riesca nell’arduo compito di crescere per dialogare e quindi calcificarsi.
Summary
Suicide Records (2023)
Tracklist:
01. Introspective
02. Beyond The Horizon Of Life
03. The Few Remaining Lights
04. False Haven
05. Judgement Awaits
06. Come Undone