Non so per quanto tempo l’ho aspettato che mi sono pure dimenticato di aspettarlo.
Ho sempre avuto un debole per Vibeke Stene (tutto: voce, presenza, movenze) e il giorno che lasciò i Tristania fu praticamente equiparabile ad un funerale per quanto mi riguarda. Insomma, non ci potevo proprio credere e l’unica speranza che mi rimaneva era quella di saperla o vederla presto da qualche altra parte, intenta a pitturare o lambire nuove emozionanti e tragiche note con la sua unica e soave voce. Beh, quel “presto” sono diventati 13 anni, 13 eterni anni che hanno urlato silenziosamente una mancanza vistosa per l’intera scena gothic metal; scena che aveva in tal modo perso una delle presenze di maggior spicco (per non dire “unica”).
13 anni passati lontani dalle scene, la nostra Vibeke è diventata madre due volte e si è dedicata anima e corpo al suo nuovo ruolo. Intanto, molto lentamente iniziavano a trapelare le prime notizie di un nuovo progetto in combutta con Asgeir Mickelson (batterista noto per le presenze in Borknagar, Ihsahn, Scariot, Testament e molti altri), ma passato ogni anno nulla di nuovo ci arrivava per le mani.
Questo Dead Poetry esce infine proprio durante quest’anno maledetto, quasi una sorta di “premio speciale” per tutto. I Veil of Secrets si sono presi il tempo che volevano, hanno composto, suonato e registrato senza la minima pressione (probabilmente usufruendo di ritagli dei ritagli di vita) ed infine sono riusciti a portarcelo in casa il disco.
L’attesa è stata troppa, e quando si aspetta troppo (o meglio, così troppo) finisce che le aspettative si deformano e diventato altro. Questo progetto era diventato un qualcosa che non si poteva raggiungere ma era lì, lo sapevi, anche se non lo vedevi mai arrivare. Potevamo davvero aspettarci di tutto: come avrebbe voluto ripresentarsi Vibeke? E come sarebbe stato il songwriting curato dalle sole mani di Asgeir?
Le risposte portate da Dead Poetry sono forse le più banali che ci potevano essere, allo stesso modo di quando finisci a fare strampalate congetture su futuri avvenimenti nelle serie tv, e poi le cose che accadono sono sempre le più ovvie. Ecco, è proprio così che mi sento dopo avere ascoltato Dead Poetry.
La scrittura di Mickelson è semplice, lineare e coerente, priva di spunti “esagerati” o di sfumature pronte a cambiare le carte in tavola. E Vibeke è tornata ancor più in fondo di dove l’avevamo lasciata con i Tristania (tra l’altro assoluta protagonista vista la scarsa presenza di voce maschile), una prestazione impeccabile la sua, posta in bilico tra il drammatico e fiochi spiragli di luce . I Veil of Secrets costruiscono in tal modo un affresco gothic doom straordinariamente cupo, solenne oltre che elegante (parliamoci chiaro, ogni cosa cantata da Lei non può essere definivo in altro modo), romantico sino al midollo. Un disco che frena e si punta in continuazione, un disco tragico e per nulla semplice da affrontare. Nessuna hit, nessun momento che potrebbe stupire (in tanti potranno definirlo : “piatto”), solo ombra pronta a stendersi o impercettibile luce di candela che si muove con noncuranza all’orizzonte.
Strano (per non dire impossibile) cercare di collocare una votazione o una qualche esile certezza in questo istante. Troppa attesa (…) , troppe emozioni lasciate sopite e pronte a risvegliarsi, troppo tutto. E’ un marasma, ci saranno persone che lo adoreranno allo sfinimento e pure chi, tra i vecchi, farà fatica persino a digerirlo (figuriamoci tra i giovani…ma voglio crederci).
Tutto o niente o peggio “freddezza”. Purtroppo il rischio c’è ed è forte, ma credo che qui, più che da ogni altra parte, serva diverso tempo e dovuto rodaggio. D’altronde pezzi liturgici come The Last Attempt (quasi un monito posto così alla partenza), Sear the Fallen, The Lie of Her Prosperity e l’opprimente Fey rilasciano un potere ipnotico ragguardevole.
Compriamolo e mettiamolo lì. Con tutto il tempo atteso adesso inizia una nuova partita “gestionale” con nostra personale dimensione. Lo consiglio ? Certamente! Ma io sono di parte, e gli approcci scarsamente immediati tendenzialmente mi stuzzicano non poco.
Summary
Crime Records (2020)
Tracklist:
01. The Last Attempt
02. Sear The Fallen
03. Remorseful Heart
04. The Lie Of Her Prosperity
05. Fey
06. Bryd
07. Meson
08. Entirety