Dopo l’ep Kirous (2017) è tempo per i finlandesi Väki di presentarsi ai nastri di partenza della categoria full-lenght con l’ottimo Kuolleen maan omaksi. L’album si presenta con una copertina ad effetto, capace di inzuppare all’istante determinati umori che andranno a sfociare di lì a poco per mezzo del tripudio di note profuse.
Il disco non ha la minima fretta di proporsi o la tendenza ad accelerare senza avere prima un buon motivo da esporre, ed il passo non intende mai “imbestialire” la manovra così tanto per fare (non si cerca mai di esporre una cattiveria da due soldi ecco). C’è la ragione dietro, un fuoco pronto a cuocere lentamente la sua preda per mezzo di una tela oculata e priva delle più piccole sbavature. Non ha la classe del disco capace di bruciare le tappe per mettere daccordo molti, non ha lo smalto per giungere subito su larga scala, ma c’è da dire che il mestiere viene loro fuori così bene che troppo distante da certe “imposizioni” non ci finisce proprio. Il suo lavoro è ponderato, oscuro, e và tutto sui fianchi tanto che il cervello impiegherà qualche tempo in più per decodificarne un reale e pratico valore.
Le chitarre si muovono sopra una superfice invisibile (spettri danzanti su sfondo nebbioso), dicono e nascondono in un continuo “gioco” dal taglio misterioso e ficcante. Ascoltando i Väki mi sono venute in mente diverse creature finlandesi molto diverse fra loro; in primis gli Horna ma in successione anche Ajattara e Barathrum per via di certe andature “in salita”. C’è anche da dire che il riffing talvolta metterà lo zampino su coordinate o meglio vampate di tipo norvegese e umori non troppo distanti dal metodo islanda (esempi soggiungono da Kuihtuvan maan puoliso e Painajaisten syleilyssä); questo modo di agire oltre che ingolosire contribuirà a gettare una manata di misteriosità su tutto Kuolleen maan omaksi.
Lasciate ai Väki libertà di campo e permettetegli di viaggiare, aspettate che i loro sforzi arrivino sino alla radice per darvi necessaria forza; solamente a quel punto potrete godere a più di non posso sulle spire disperse da gioielli come Ennustus (si arriva alla elevazione), Ikiuni (serafica) e Ikuisen kuolemai alttarille (bella scandita e solenne, con un interpretazione vocale pronta a “lasciare qualcosa”).
La pazienza è la virtù dei forti e i Väki attraverso la loro musica ce lo spiegano molto bene. Kuolleen maan omaksi è un lavoro immersivo che lascia volutamente aperti spiragli per un mondo tanto affascinante quanto negativo, lasciato lì a marcire in combutta con i nostri demoni interiori.
Summary
Redefining Darkness Records, Saturnal Records (2020)
Tracklist:
01. Vaisto
02. Kuihtuvan maan puoliso
03. Ennustus
04. Ikiuni
05. Painajaisten syleilyssä
06. Ikuisen kuoleman alttarille