Dopo l’esordio Bones Worship (2019), i sardi Unholy Impurity tornano con il loro nuovo album Oculus Mortis, portando con sé una solida ventata di autentico black metal. Il disco infonde alla loro musica un marchio incandescente e una visceralità malsana e profonda, le sue note inizieranno a tessere trame che troveranno gradito sviluppo con il susseguirsi degli ascolti.
Oculus Mortis è un album che vive di profondità. Si piazza al centro della strada e la ostruisce con la sua massiccia presenza. E’ un black metal circolare e ben architettato quello suonato dagli Unholy Impurity, musica che non ha fretta di esplodere, ma sa che, prima o poi, lo farà (e li avverranno implacabili conquiste). Tale modo di agire premia gli sforzi di questi ragazzi che con le loro movenze soffuse, centriche e dal taglio ipnotico ci traineranno inesorabilmente verso l’abisso andatosi a formare.
Le chitarre degli Unholy Impurity strisciano fiere e minacciose: a volte partono con calma, salvo poi sferrare attacchi rapidi e inafferrabili. A riguardo vi posso dire di avere un debole in particolare per l’opener Into the Abyss, traccia saggia e consapevole della propria forza e importanza.
Questi ragazzi non se ne sono usciti così a caso dopo sei anni: ogni singolo frangente di Oculus Mortis pare confermarlo con fermezza. Che si tratti dell’oscuro rituale profuso da Black Magic, dell’arcano e occulto trasporto di Ancient Stones of Death, o di una maledetta The Oldest One (in cui spicca la prova vocale di Erkitu), ogni traccia dimostra la crescita e il grado di solidità raggiunto dalla band.
La strumentale The Healer ci guida verso la seconda parte dell’album, dove il dialetto sardo verrà utilizzato per rendere l’esperienza ancora più personale e immersiva. E’ un veleno ben distillato quello che filtra dalle spire del turbinoso riffing di Sos Rajos (altra composizione che spicca, imprescindibile per comprendere appieno la potenza dell’album), mentre la violenza verrà rinnovata anche su Treutos Corrudos prima di una tenebrosa Sos Filos de sa Morte (altro ottimo lavoro delle chitarre), e del giro finale sui 9 ipnotici minuti di Requiem.
Su Oculus Mortis vive, vegeta e si esalta il marchio del black metal italiano. Le influenze estere possono sussistere ed emergere in certe situazioni (il mantello dei Mayhem funge come un’autentica e sacra “protezione”), eppure quel sapore fatto di dannazione e cerimoniali che sappiamo imprimere molto bene nella nostra nazione trova qui terreno fertile, necessario per poter espandere quelle pregiate quanto malevole radici covate a lungo.
Gli Unholy Impurity hanno generato un ascolto tanto “classico” quanto viscerale ed abile nello spiccare per il tipo di qualità proposta. Un tesoretto per chi si ciba continuamente a pane e underground.
Summary
Masked Dead Records (2025)
Tracklist:
01. Into the Abyss
02. Black Magic
03. Ancient Stones of Death
04. The Oldest One
05. The Healer
06. Sos Rajos
07. Treutos Corrudos
08. Sos Filos de sa Morte
09. Requiem