Per chi scrive gli A Canorous Quintet sono una statua da venerare, i loro dischi assolutamente intoccabili e ricchi di ricordi impossibili da descrivere.
La scelta di cambiare nome da parte dei ragazzi per trasformarsi in This Ending non l’avevo molto capita, però con il tempo ho imparato a conviverci, a comprendere che forse è stato meglio così. Meglio ripartire e non scalfire, aldilà di possibili errori e di una vita che andando avanti si fa più complicata. L’impatto con Inside the Machine fu strano, molto strano, il disco voleva fornire una sorta di spaccatura ma senza scalfire il DNA faticosamente prodotto negli anni prima (riscopritelo vi prego!).
Gli anni sono trascorsi, ma questi svedesi sono riusciti a tenerci compagnia seppur con le giuste pause, ed oggi possiamo parlare di Needles of Rust, quarto capitolo che oserei definire fondamentale per chi ha vissuto una determinata “era dell’oro”.
I This Ending approdano alla corte di Black Lion Records e cesellano un disco ispirato e reattivo. Una vera gioia per ogni nostalgico che si rispetti. Needles of Rust scorre con piacere ed intrattiene con tenace spirito lungo quaranta abbondanti minuti di melodico death metal svedese. Affiorano sentimentalismi legati alla vecchia band e si azzera la voglia di mettere i piedi su altri limitrofi generi. Qui la vecchia scuola nazionale emerge e con lei tutta la prepotenza imposta da primi At the Gates, In Flames, Dark Tranquillity e Amon Amarth (il messaggio melodico di questi ultimi viene filtrato con molta classe qui dentro).
L’album regala perle e non cede mai lo scettro alla noia o sbadataggine che dir si voglia. Con la compattezza dei veterani i This Ending incantano (perlomeno una parte di pubblico specifica) e talvolta fanno riapparire quelle sensazioni che avevano sconvolto un po’ tutti durante la prima incarnazione.
In pochi posso fregiarsi della personalità di Mårten Hansen, il suo timbro resta ancora oggi secondo solo a quello del buon vecchio Tompa e detta più che mai legge all’interno di quest’opera così densa e riuscita.
Se in qualche modo il riffing di Linus Nirbrant è stato “mescolato” con altro durante il percorso This Ending, questo trova oggi una strada molto vicina a quella di casa. O meglio la trova con dei tratti ferrei e prossimi a dei fasti passati che comunque non si vogliono ancora emulare al 100% (anche qui entra in scena una consapevolezza di fondo che non li fa sbagliare a riguardo).
E’ strano il percorso e l’accoglienza ricevuta da questa band nel corso degli anni. In un mare di uscite nettamente inferiori loro sono sempre rimasti nascosti, solo “un bel gioiello” per chi sapeva, o meglio per chi sapeva ove andare a scavare.
In poche parole Needles of Rust riesce laddove il precedente Garden of Death non completava l’opera. Il classico ed ordinato melodic death metal svedese arriva oggi al punto e lo fa con entusiasmo e carattere, figlio di un songwriting appagante e compatto (in parte ritrovato), verso un comune ed unico obiettivo.
I This Ending hanno sempre suonato bene ciò che meglio conoscevano, ma oggi riescono ad accendere quella fiammella in più che dovrebbe invogliare il pubblico nel gettarsi a capofitto su pezzi come l’intensa fiamma di My Open Wound (cosa tirano su le chitarre!), la battagliera Annihilate, una “inchiodante” Embraced by the Night, la stringente A New Plight o Devastate dal tiro micidiale, denso ed intrigante (per non parlare della poetica imbastita dall’ultima Hell To Hell).
Needles of Rust è un piccolo obbligo per chi non ha mai mollato l’osso del melodic death svedese. Via a colpo sicuro.
Summary
Black Lion Records (2021)
Tracklist:
01. My Open Wound
02. Annihilate
03. Embraced By The Night
04. Eclipse Of The Dead
05. A New Plight
06. Needles Of Rust
07. Devastate
08. Hell To Hell