Contempt for Life è il secondo full-lenght per gli inglesi The Machinist e rappresenta un ghiotto tuffo nel settore industrializzato del death/black dalle fugaci intuizioni avanguardistiche. Detta così, in apparenza, sembra di essere di fronte ad una zuppa con dentro un po’ di tutto, a conti fatti però devo dire che una certa direzionalità i Nostri riescono a mantenerla, aldilà delle follie e di certi “picchi” che potremo incontrare durante l’ascolto di questi tre quarti d’ora.
I The Machinist sono della macchine creative che durante la mietitura non hanno mai la paura di osare o di calcare la mano con l’uso di traiettorie nocive ed opposte.
Una proposta “narrativa”, fatta di testi in perenne svolgimento, cosa molto cara alla famosa band di vampiri loro connazionale (alcuni contatti sussistono nel loro essere diversi) che rappresentano di certo un’influenza trasversale, assieme ad altre entità dal taglio più freddo proveniente dalla terra di Albione.
Non si può negare di quanto Contempt for Life sia un disco ricco, un disco che ci prova in qualsiasi maniera per lasciare qualcosa al suo ascoltatore. L’andamento è freddo, opportunamente meccanico e pronto a fare a botte con una prestazione vocale divorante, inquieta e “sempre sul pezzo”. Si concederanno pure qualche parte cantata in pulito e saranno veramente difficili da dimenticare (molta qualità a riguardo, bisogna ammetterlo).
I The Machinist non hanno paura e anzi cercano di instillarla a più riprese durante lo svolgimento di una tracklist che ci riserverà anche due brevi tratti strumentali per smorzare un poco la situazione.
La title track funge da prima aggressione, un modo ideale per calarsi nel mondo qui musicato. Un mondo che non tarda nel narrare di orrori, odio e distruzioni. La costruzione dei pezzi appare molto attenta, ogni tratto è pensato per impattare e anche quando le cose si fanno più melodiche restano in qualche modo sempre “sporche”.
Cose grosse, assoli, momenti “bombastic” si daranno il cambio senza mai perdere un’oncia di carica strutturale. Legnate ritmiche proposte da una drum machine sottolineano uno spiccato senso d’ansia e timore, tutte sensazioni che portano fieno in cascina alla causa The Machinist.
Cathedrals Fall è un brano davvero spesso, violento e con sotto traccia partiture melodiche che ho gradito non poco. Penso che rappresenti un po’ il punto di non ritorno, dove tutto il potenziale della band viene disciolto a nostro favore per catturarci, se siete in ascolto: davvero tanta roba. Si passa poi alla divorante e spinta Brace e per lo strisciare subdolo di Demagogue che in coda si apre a modo, con un effetto melodico inchiodante (la successiva e strumentale Magog ne prosegue gli effetti, cosa assolutamente benefica).
The Anthropic Mistake prima e Cracks dopo vanno a completare l’opera di distruzione ordita da questa entità che non ha mai, in nessun caso paura di valicare certi confini. Il coraggio è una virtù per i The Machinist e loro pensano bene di ricordarcelo ad ogni intreccio, ad ogni spintonata registrata e poi espansa.
Contempt for Life è cosparso di chicche, starà alla vostra volontà, alla vostra voglia se recepirle, scovarle e digerirle o meno.
Summary
InViMa Records (2025)
Tracklist:
01. Contempt For Life
02. Cathedrals Fall
03. Brace
04. Gog
05. Demagogue
06. Magog
07. The Anthropic Mistake
08. Cracks