Con i Tearfall il depressive black metal è ancora vivo. Lunga vita al depressive black metal!
Sembra quasi di vederli davvero, i Tearfall, aggirarsi per la loro ridente Polonia: due loschi e misantropici figuri che camminano in disparte, rimuginando sulla prossima mossa da concretizzare in musica. Dopo due demo pubblicati nel 2013, eccoli al primo vero passo discografico. Mini CD? Full-length? Questione di prospettiva, visto che si parla di appena 22 minuti. Chiamatelo un po’ come vi pare.
La musica è come la durata: “leggera”, spoglia, priva di orpelli fastidiosi. I ragazzi puntano su un raccolto sicuro senza strafare, ti sbattono in faccia i loro riff (che tutto sommato fanno presa, a patto di non pretendere sempre chissà quale qualità superiore) e una moderata, ma sincera, depravazione sonora. Il nome e alcuni riferimenti arrivano da Alice nel Paese delle Meraviglie. Scelta forse non da “personalità saltami addosso”, ma coerente nel suo contesto.
Struttura dell’album: intro, outro e sei pezzi da metabolizzare lentamente
Intro e outro incorniciano sei pezzi cadenzati e di rapido passaggio. Nemmeno te ne accorgi e già li hai imparati. Passano lasciando inizialmente poco, ma poi ti ritrovi lì, a canticchiare qualche parte rimasta in disparte. Ed è sempre un buon segno. Un’uscita profonda ma marcia (anche se il “molto marcio” rimane comunque un’altra cosa), con vocals filtrate, urlate o recitate, sempre ben incastrate nei brani. Nessuna sorpresa cercata, nessuna soluzione miracolosa: si resta dentro la forma.
L’andamento è scandito, gli arpeggi creano momenti più intensi. Una canzone come The Agony rappresenta perfettamente tanto il buono quanto i limiti del progetto. Ti lascia lì, a penzolare metaforicamente attaccato a un cappio, soprattutto per come termina. Idee e voglia di fare bene ci sono. L’originalità? Non è il loro punto forte, ma amen.
Nessuna pretesa, ed è così che va presa questa uscita (che inizialmente era limitata a sole 20 copie su CD-R). La passione per l’underground si respira in ogni passaggio, e viene logicamente anche richiesta al fruitore. E’ in questo contesto che brani di poco più di un minuto, come Forgive Me, acquisiscono un valore inaspettatamente grande.
Io, se lo trovassi davanti in offerta, me lo comprerei pure. Anche solo per quella copertina così carina, che non stonerebbe affatto accanto ad altre mille putrescenze ammassate e ormai impolverate. Perché, in fondo, tra queste cose, non c’è mai spazio per la gelosia.
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60%
Summary
Cvlminis (2014)
Tracklist:
01.Down the Rabbit Hole
02.Waterfall of Tears
03.Bad Trip
04.The Agony
05.Stimulant Psychosis
06.Hash
07.Forgive Me
08.Outro