Swallow the Sun – Shining

Gli Swallow the Sun con Shining hanno suscitato non poche discussioni. Ecco cosa ne penso.

Un amore coltivato a suon di dischi memorabili, capace di lasciare un segno indelebile. Era forse plausibile aspettarsi una reazione di questo tipo di fronte a una svolta che arriva, forse, con qualche anno di ritardo rispetto ad altri casi. Insomma, si pensava a loro come vere certezze per il genere ormai.

Eppure, nonostante un’anima più catchy, scorrevole o semplice, io non riesco a vedere Shining in altro modo se non come un’ulteriore grande prova di spessore da parte loro. Diciamo che in passato abbiamo assistito a mutazioni di formazioni care e consolidate ben più drastiche e realmente difficili da digerire. In questo caso, gli Swallow the Sun sono sempre gli Swallow the Sun, con l’aggiunta di una spiccata tonalità di dolcezza/freschezza che mi ha soddisfatto davvero tanto.

Non è certamente il mio disco preferito della band. Però, ascolto dopo ascolto, sta ritagliandosi uno spazio davvero importante, quasi vitale, proprio grazie a certi pezzi più “affabili” che conferiscono il dono della longevità. Sì, molti dischi della band capitanata da Juha Raivio parlano di dolore, e in quel dolore bisogna immergersi per contrastarlo al meglio. Qui, però, Shining rappresenta l’opposto. La sua è una scorrevolezza senza smaltire l’impronta tipica, forgiata con fatica dagli Swallow the Sun. Forse è proprio un segnale che il dolore di Juha sta cambiando, per fare pace con i suoi demoni.

Le asperità ci sono, ma vengono centellinate, quasi inglobate a favore di altro. La prestazione di Mikko Kotamäki è praticamente una masterclass malinconica, una prova che reputo eccezionale e formativa. Se proprio devo trovare una pecca in Shining, la riscontro talvolta nella produzione e in certe parti di batteria che, sinceramente, risultano poco esaltanti e un po’ sempliciotte. Per il resto, non posso fare altro che consegnare, ancora una volta, le chiavi di casa a questi ragazzi.

Le dieci canzoni ci sono tutte, a partire dall’impronta molto Katatonia di Innocence Was Long Forgotten (un inizio parecchio particolare, talvolta penso sbagliato, ma che finisce sempre per catturarmi), passando per le mie preferite in assoluto: MelancHoly (refrain azzeccatissimo, un magnete), Under the Moon & Sun (da lacrime, immediatamente tra le mie favorite di sempre) e November Dust (ci vuole tempo, ma verrà ripagato, in questo nuovo tributo a Peter Steele, che vibes!).

Ma fermarsi qui sarebbe un delitto. Con Shining gli Swallow the Sun sanno cambiare registro e offrire una certa diversità al suo interno. Abbiamo What I Have Become, che mescola asperità e dolcezza (forse quella che piacerà di meno). Le spire di Kold, con Mikko Kotamäki in splendida forma, l’intrigante Tonight Pain Believes, la dolce e rassicurante Velvet Chains. Poi c’è la parte conclusiva con l’impervia Charcoal Sky e una title track molto affascinante, un perfetto cerchio di chiusura per ciò che si è appena ascoltato.

Si capiscono i motivi della “maretta” alimentata, della cocente delusione. Sono anche convinto che molti, in futuro, ritratteranno questo disco e riusciranno a vederlo sotto una luce diversa e più positiva. Da parte mia, non posso che godermelo appieno già da ora, in tutta la sua poetica forza.


75%

Summary

Century Media Records (2024)

Tracklist:

01. Innocence Was Long Forgotten
02. What I Have Become
03. MelancHoly
04. Under The Moon And The Sun
05. Kold
06. November Dust
07. Velvet Chains
08. Tonight Pain Believes
09. Charcoal Sky
10. Shining

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