Altra spumeggiante operazione Petrichor e nuova realtà da andare a spulciare con molta attenzione. I Surut sono finlandesi e decidono di partire con un ep di quattro pezzi dal coefficiente abbastanza alto. Un piede nel più sadico e “aperto” hardcore, una leccata shoegaze ad alleggerire e fenditure estreme dal richiamo black metal giusto per gradire. All’interno di questo ep omonimo troverete i tentativi di questi ragazzi, tentativi notevoli, senz’altro ruvidi ed importanti, soprattutto abili nel portare a casa del sano sentimento mischiato ad aspre e fredde intuizioni.
L’importante per i Surut è non perdere mai di vista ciò che significa la parola: “impatto” (diciamo che ogni filo decisionale è a lei collegato). Nella loro musica non troverete difatti soluzioni cervellotiche, oppure brani portati a spasso e “fatti morire” altrove strumentalmente parlando. I quattro brani presentati in Surut colpiscono con decisione e nel farlo fanno pure discretamente male (in più ci lasciano nel mezzo un velo malinconico che male non può fare).
Prodotti in modo egregio, si ricevono pulsazioni ideali da una sezione ritmica pronta a guidare la band verso – si spera – future conquiste. Il cantato in lingua madre è nemmeno a dirlo distintivo, lacerante e trascinatore verso gradite desolazioni mentre le chitarre si dannano nello spaziare, alleggerire o appesantire le quattro stanze qui visitate.
Sono aridi esploratori i Surut e sanno già come adoperarsi per comandare a modo questa barca costruita unendo i pezzi più disparati. L’intensità sprigionata dalla prima Vihollinen agisce sul fruitore come colla, e ciò che ne seguirà riuscirà a fare altrettanto grazie ad ambienti che paiono subito scarni, salvo virare presto verso qualcosa di molto più solido e resistente (l’ultima Palo offre poi praticamente tutto).
Tormento ed aperture melodiche che si inseguono dentro uno scenario scarno e seguito da pochi occhi. Emozioni che sono libere di fluttuare nel modo più sincero e perché no, anche personale possibile. Surut è da consumare adesso, usufruendo dell’attuale clima freddo e pungente, in attesa che qualcosa di più sostanzioso possa giungere sulla nostra tavola.
Autoproduzione (2020), Petrichor (2021)
Tracklist:
- Vihollinen
- Nousen
- Häpeä
- Palo